C’era una volta un’associazione animata da voglia di fare ed entusiasmo nei confronti degli agricoltori e degli osti. C’era la voglia di ritrovarsi in maniera quasi carbonara ed esaltarsi per il cibo ed il vino ritrovati. C’era la genuinità dei rapporti, che permettevano il confronto anche tra persone che non la pensavano allo stesso modo, ma lavorano sugli stessi obiettivi. Era un movimento,prima Arcigola e poi Slow Food, che partiva dalla base, anche se la centralità di Bra non è mai stata messa in discussione: basta vedere il destino dei “dirigenti”, i pochi che non ci abitavano sono stati epurati. Oggi c’è una società che ha il fatturato come primo obiettivo e deve automantenersi, essendo diventata con il tempo elefantiaca, con costi di strutture e personale molto alti. C’è un presidente italiano di facciata visto che le decisioni le prende sempre il leader mondiale, ovvero Carlo Petrini, una base utilizzata per farsi grande con gli sponsor ma del tutto ininfluente sulle decisioni, una grande claque mediatica che non mette mai in discussione le parole che provengono dal Capo, sul quale la critica è di fatto vietata. C’è stato una sistema di epurazione che ricorda quello di Stalin, con l’accusa del conflitto di interessi, salvo poi vedere che i fiduciari amici possono continuare a fare affari con i loro locali, o assumere a livello dirigenziale chi è stato sufficientemente fedele. Tralasciando l’università per i super ricchi, senza che il movimento sia sia mai espresso a favore degli studenti italiani, magari delle scuole alberghiere, troppo impegnato nel cercare di trovare accordi con la ministro Moratti, per la propria Università. Si deve festeggiare una simile trasformazione?
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