Dai nomi più fantasiosi, frutto di un accurato lavoro di “brainstorming” da parte di creativi rampanti, i “cartoni” hanno costituito la testa d’ariete per scardinare un mondo della tradizione alimentare in cui erano cresciute generazioni di bevitori. Cancellata la tradizione della gita fuoriporta, con damigiana, vuota, in auto, alla ricerca del vino del contadino, buono e genuino(si fa per dire..), questi hanno ucciso anche il magico rito dell’imbottigliamento casalingo, da effettuarsi come un’allegra festa. Colpevoli anche di aver causato l’estinzione del fiasco impagliato, hanno giocato sulla facilità d’impiego e sulla liberazione di spazi della casa, normalmente occupati dai bottiglioni vuoti. Nei primordi della loro comparsa, gli amanti del nettare di Bacco osservavano con diffidenza quegli strani parallelepipedi, che ricordavano tanto da vicino i contenitori del latte, liquido nemico di ogni bevitore che si rispetti. Anche le scritte stampigliate in bella evidenza non erano certo delle più accattivanti: “vino pastorizzato” sembrava una dizione indicante la supervisione di un pastore più che una pratica enologica. Malgrado questi elementi negativi, i vini in questione sono riusciti a scalfire ataviche certezze, ed hanno conosciuto un insperato successo di pubblico, fondato sul niente. Niente colore, niente alcol, niente sapore, solo tanta acidità, che ha permesso a qualche fantasioso antagonista del tetrapak di trovare finalmente il prodotto giusto per disincrostare le condutture di casa. Con risultati, questa volta davvero, finalmente ottimi!
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