Partiamo dal presupposto che non siamo negli Stati Uniti e non si tratta del giorno del Ringraziamento: di fatto però la tradizione americana ci è stata trasferita a piè pari e quindi, invece del cappone, c’è chi prova a cimentarsi nel tacchino arrosto, magari accompagnato da salsa di mirtilli, come usanza vorrebbe. Ma i tentativi. troppo spesso, sono risultati fallimentari: non si ama il contrasto del gusto e poi, ammettiamolo, per consumare un tacchino intero, bisognerebbe essere una tavolata di venti persone: già provate da antipasti e primi forse nemmeno loro riuscirebbero a terminare. Quindi, occorre trovare una soluzione che permetta di risolvere un problema alimentare: cuocerlo intero e poi rielaborare gli avanzi o sezionarlo prima in modo da gustarlo in preparazioni diverse? : Partiamo dagli avanzi del tacchino arrosto. Primo lavoro è quello di spolparlo con cura: le ossa e la carcassa non vanno buttate ma utilizzate o per un brodo o per un fondo di cottura che permetta di insaporire al meglio altri arrosti. La carne spolpata può diventare nell’ordine: ripieno per ravioli, mescolata a ricotta e parmigiano; ingrediente principale di polpette mescolata a patate lessate; protagonista di un’insalata con sedano, finocchio e sottaceti; base per una vellutata dopo averla, passata al setaccio; utilizzata per una spuma insieme a panna montata. Se invece piace l’arte del sezionamento, pronti all’ampia scelta: le cosce farcite con carne di tacchino cruda, poi lingua e prosciutto cotto; il petto ripieno di frittata alle erbe aromatiche, pancetta e fontina; le ali al forno insieme al sovraccoscia, magari caramellate con salsa di soia.I pezzetti di scarto che si possono accumulare qua e là, impanati e fritti. Con le ossa rimaste, un brodo limpido e leggero con tante verdure. Avete altre soluzioni?
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