Sarà il carattere ribelle, la sua morte avvenuta da giovane, ma molto del fascino di Modigliani sta negli eccessi di una vita dove l’alcol appare protagonista. Un grande bevitore ma non per forza “cattivo” ma piuttosto conviviale, in un mondo dove vino, rum ma soprattutto assenzio, la bevanda che caratterizzava l’ora verde a Parigi, alle 17, erano protagonisti. Bevitore solo per piacere forse, e nemmeno attento alla qualità, chissà..di sicuro era il cibo un accessorio, gli bastava il fuoco ardente al suo interno per sorreggerlo.
TESTO DI ELISA MARTELLI
“Una volta il grande biografo vittoriano Lytton Strachey disse che raccontare bene una vita è difficile forse quanto viverla. Nel caso di Modigliani questo è particolarmente vero”, scrive Corrado Augias nella sua biografia Modigliani, l’ultimo romantico. Amedeo nasce a Livorno nel 1884, quarto e ultimo figlio in una famiglia ebrea sefardita benestante, allora in crisi economica. Dedo (così lo chiamavano affettuosamente i famigliari) si ammala di tubercolosi da adolescente, malattia che condizionerà tutta la sua vita. Studia alla Scuola libera del nudo alle Accademie di Firenze e Venezia, ed è allievo di Guglielmo Micheli, prediletto del pittore macchiaiolo Giovanni Fattori.
L’avventura di Modigliani inizia con il suo trasferimento a Parigi, nel 1906, città in cui l’artista ventenne sperimenta il clima bohémien di Montmartre e Montparnasse, fra caffè e schizzi eseguiti in fretta in cambio di un bicchiere di vino, acquavite o assenzio. Conosce Apollinaire, Soutine, Derain, Picasso, il mercante d’arte Zborowski e Brancusi che lo incoraggia nelle sue sculture primitiviste. Fra hashish, abusi d’alcool ed eccessi d’ira il diminutivo Modì inizia ad incarnare sempre più il significato di maudit, artista maledetto. Vive nella Ruche (“alveare”), una sorta di comune per artisti squattrinati, la sua prima mostra personale del 1917 viene chiusa dopo poche ore per lo scandalo suscitato dai suoi nudi. L’artista oggi celebre per le figure femminili dai lunghi colli sottili ed eleganti vivrà in povertà, ai limiti dell’indigenza in alcuni periodi, condizione che non gioverà alla sua precaria salute.
Era bello Modì, appassionato, inquieto, alla perenne ricerca della bellezza, fra le sue muse ed amanti ci saranno la giornalista inglese Beatrice Hastings e la poetessa russa Anna Achmatova. Quando Jeanne Hébuterne fa ingresso nella sua vita, lui ha 33 anni, lei 19 ed è un’artista promettente che proviene da una famiglia borghese benestante e bigotta. I due vivranno di stenti e scatole di sardine in una lurida soffitta mal riscaldata a Montparnasse, poi la nascita della figlia Jeanne: quel giorno Modì era così felice che si sbronzò fino a sera, trovando chiusi gli uffici dell’anagrafe, a poco varranno i successivi tentativi di disintossicarsi. Due anni dopo la sua compagna aspetta nuovamente un bimbo, ma Amedeo muore, stroncato da una meningite tubercolare, aveva solo 36 anni. Tragedia nella tragedia, Jeanne, incinta di nove mesi, non resiste al dolore per la perdita dell’amato e si suicida gettandosi dalla finestra.
Se la sepoltura di Jeanne Hébuterne si svolge con il riserbo richiesto dalla famiglia, al funerale di Modì al Père Lachaise sono presenti tutti, e da quel momento nasce il suo mito: “morte lo colse quando giunse la gloria”, recita il suo epitaffio.
Una opera della maturità di Modigliani è questa Natura morta con ritratto di Moise Kisling, datata 1918, oggi in una collezione privata israeliana. Kisling era un pittore polacco proveniente da un’agiata famiglia di Cracovia di origini ebraiche che divenne ben presto un caro amico di Modì. Pare che Modigliani fosse stato invitato dall’amico, vicino di casa, ad usare la sua tinozza per fare il bagno quando i Kisling non erano in casa. Spesso l’artista ha raffigurato personalità del suo entourage artistico, questa opera atipica potrebbe essere stata eseguita a due mani.
Non è nostro compito stabilire quali siano le vere attribuzioni delle opere dell’artista che hanno oramai raggiunto quotazioni da capogiro e sono fra le preferite dei falsari. Questa bella natura morta, esposta alla mostra su Modigliani al Palazzo Ducale di Genova qualche anno fa, rientra però nelle 13 opere la cui attribuzione a Modigliani è stata contestata dal critico d’arte Carlo Pepi suscitando un grande scandalo.
Il figlio di Kisling ha raccontato che il padre e Modì a volte collaborarono a dei quadri, spesso per scherzo, addirittura scambiandosi le firme, chissà…
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