Immaginate di entrare in un ristorante di pesce, che abbia vicino alla porta d’ingresso l’acquario, dove potrete scegliere l’esemplare che piu’ vi aggrada, da gustare successivamente alla griglia o arrosto, o anche bollito. Tutto normale, penserete, niente di cui stupirsi. Immaginate la stessa scena a Canton, all’entrata dello “Snake restaurant” dove, al posto dell’acquario c’e’ una teca climatizzata dove scorrono in tutta tranquillita’ dei simpatici serpentelli. La visione vi inorridisce? Rabbrividite? Agli occhi di un cinese e’ tutto normale, anche in quel caso si sceglie l’animale che verra’ poi cucinato e poi mangiato con ampia soddisfazione dei commensali. Si tratta di abitudine, di tradizione,di cultura, che ci porta, tanto per fare un esempio, a ritenere logico cibarsi di carne di coniglio, evento ritenuto a dir poco sconveniente da un americano medio. Siamo quello che mangiamo, questo e’ risaputo,ma scegliamo il cibo in base a tutta una serie di elementi che diventa difficile sintetizzare in una frase. Di certo noi italiani siamo fra i meno disponibili a provare sapori e gusti diversi, le vacanze all’estero con gli spaghetti in valigia sono ancora una tragica realta’. Tornando ai serpenti, si puo’ dire che anche per questi animali esiste una classificazione, ci sono quelli che vengono meglio se cucinati in umido, o quelli che sono insuperabili se vengono fritti. Esiste addirittura la versione in scatola: gli esemplari piu’ grossi vengono suddivisi in trance e poi inscatolati. L’aspetto, in questo caso, non e’ poi cosi’ strano: basta pensare al palombo e siamo gia’ molto vicini alla realta’. Ci arriveremo presto anche noi a mangiarli? Difficile prevederlo, sara’ dura considerando le nostre radici culinarie. Di certo non perderemo molto: gli esemplari piu’ piccoli sono quasi insapori, prendono gusto da cio’ che viene unito come condimento. Parola di chi li ha gia’ provati. Forse pero’ un buon pitone stufato…
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