Leggo l’articolo che ha scritto Antonio Tomacelli sulla gastrocrazia in Italia e la cosa mi fa sorridere: è proprio vero che non c’è un elemento della vita quotidiana che possa sfuggire ad un concetto di potere di pochi. Sorrido e penso a quanto mi ha detto una volta Massimo Bernardi riguardo all’essere “social. Tu lo eri prima dell’avvento del social network”! E’ vero, forse deriva dal fatto di insegnare da 27 anni, ma il mio obiettivo è sempre stata la condivisione, mai l’arroccamento del potere. Dal 1995 al 2003 dentro Slow Food Firenze, ho applicato questa idea, che era semplicemente quella di allargare la base di persone in grado di dare una mano, facendole diventare protagoniste di momenti che loro stessi avevano organizzato. Come direbbe Capanna “Formidabili quegli anni!”, per la capacità di coinvolgere persone diverse tra loro in obiettivi comuni: ci siamo davvero divertiti ma questo, all’epoca, non piaceva a Slow Food, che amava molto di più una struttura verticistica, dove il fiduciario deve essere il ras locale, e deve rispondere ai vertici regionali, e poi questi ai vertici nazionali. Terminata l’esperienza ho continuato a creare gruppio, a coinvolgere persone nel mio lavoro, sempre pensando che il linguaggio da iniziati non mi appartiene(stasera chi è a Firenze, venga a vedere lo spettacolo al Teatro del Sale!), e preferisco di gran lunga che in molti sappiano e si facciano poco comandare. E’ così strano?
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