In Germania sono sicuramente più “politically correct” di noi e lì non penso che possa diventare un problema mangiare un salsicciotto in mezzo alla strada, ma in Italia? In una nazione con la battuta pronta per ogni cosa, la forma del wurstel scatena le più recondite fantasie erotiche, impedendone un consumo non “protetto” ovvero inserendolo obbligatoriamente in un panino. Da un punto di vista gastronomico, limitarne il consumo è un bene, considerando che spesso la qualità della carne utilizzata è molto dubbia. Nei manuali di controinformazione alimentare che circolavano negli anni Settanta, il wurstel veniva dipinto come una cloaca nella quale si buttava di tutto, dagli occhi alle unghie dei suini, passando per una gran quantità di parti adipose: allo stesso livello della catena alimentare erano posti i formaggi fusi, con un elemento in comune, i polifosfati che servivano da collante di ingredienti altrimenti impossibili da tenere insieme. Dopo una profonda campagna di sensibilizzazione, la qualità delle salsicce di origine teutonica è aumentata, pur vedendo, ogni tanto in vendita obbobri alimentari come quelli che prevedono siringati all’interno dei wurstel, creme di formaggio fuso e tomato ketchup! Presenza fissa delle feste di paese, pur non avendo attinenza con il territorio, sono graditi se accompagnati da cipolle brasate o crauti, anche se la versione con patate senza pane riscuote i migliori consensi. Consiglio da seguire è quello di evitare di inzuppare il wurstel intero nel vasetto di senape o maionese per poi mordicchiarlo poco a poco: può essere identificato come invito esplicito. In caso di domanda diretta, dire sempre che si prefersice quelli piccoli..non si sa mai Credits comefare.com

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