Eppure sarebbero anche tanto buoni..i vini da dessert hanno un folto pubblico di estimatori, che magari li preferiscono utilizzare come vini da meditazione piuttosto che da fine pasto, per apprezzarne al meglio le sfumature odorose, il delicato retrogusto, la dolce avvolgenza. Ma anche per chi ama giocare, gli abbinamenti con i formaggi o la piccola pasticceria diventa un’occasione per provare sensazioni inconsuete e stimolanti. Se però andiamo a vedere come sno gestiti nei ristoranti, viene spesso da rabbrividire: in alcuni locali più popolari, il vino dolce è il classico prodotto liquoroso, senza arte ne’ parte, che serve unicamente per ammorbidire i biscotti mentre, nei ristoranti di classe, la scelta è ampia a prezzi improponibili. E qui arriva la questione: perchè spesso, la proposta di un vino dolce, ovviamente al bicchiere, non è accompagnata da una carta dei vini da dessert con i relativi prezzi? Molti ristoratori non si rendono conto che il vino dolce rappresenta il ricordo finale e vedersi addebitare il prezzo di una consumazione, a volte accettata solo perchè ritenuta”offerta”, lascia una pessima sensazione, che rovina la bontà del lavoro svolto durante una cena. Ancora peggio quando si va ad addebitare anche un secondo bicchiere di vino, quasi forzatamente proposto come consumazione. Chiarezza nei confronti del consumatore, altrimenti i vini da dessert portano allo stress!

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