Sicilia, terra di meraviglie, storia ed innovazione che accoglie il visitatore con un abbraccio forte e solare che mi colpisce sempre profondamente e per questo vi voglio portare con me in un viaggio alla scoperta del Nero d’Avola e della sua terra.
Si è svolto a Sciacca il secondo simposio della Fondazione SOStain Sicilia, un’associazione che ha come obiettivo quello di promuovere lo sviluppo etico e sostenibile nel settore vitivinicolo siciliano, accompagnando le cantine verso la riduzione dell’impatto che le pratiche agricole hanno sul territorio. Questa è la nuova sfida a tema ambientale messa in campo dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e Assovini Sicilia, unite nella volontà di indirizzare le cantine verso un percorso di salvaguardia a tutto tondo, con 40 azienda associate che crescono costantemente e 33.000 ettari certificati.
SOStain parte dal concetto che l’impatto delle attività agricole e vitivinicole vada considerato ad ampio spettro, inserendo in questa visione anche il benessere dei lavoratori e la salute dei consumatori, il coinvolgimento delle comunità locali, la valorizzazione del territorio circostante, la conservazione delle risorse naturali.
Un programma ambizioso con un disciplinare articolato che include aspetti che vanno dalla misurazione dell’impronta carbonica e di quella idrica (per tenere sotto controllo le emissioni dei gas serra ed il consumo di acqua dolce) al controllo del peso della bottiglia, dalla conservazione della biodiversità floristica e faunistica, alla valorizzazione del capitale umano e territoriale, dal risparmio energetico alla salute dei consumatori.
Quindi una sostenibilità a tutto tondo che viene percepita su più fronti, dove il fattore umano e ed il rispetto della madre terra si fanno drivers per la regione Sicilia e per l’intero patrimonio umano.
DOC Sicilia
Nella ricca storia della Sicilia, la coltivazione della vite gioca da sempre un ruolo di primo piano, risalendo al tempo dei Fenici che qui introdussero la vite tra l’VII ed il VII secolo a.C. e la vinificazione stessa. Il vigneto siciliano è tre volte più grande del vigneto della Nuova Zelanda, di pari ampiezza del vigneto del Sudafrica e del vigneto della Germania.Premessa importante per comprendere il potenziale vinicolo decisamente in espansione di questa area della Sicilia, la cui denominazione nasce nel 2011, mentre il 2012 vede la costituzione del Consorzio di Tutela vini DOC Sicilia con ad oggi, 8079 viticoltori, 530 imbottigliatori per 2462 ettari totali.
La DOC Sicilia, insieme all’Università di Palermo e alla Regione, ha sviluppato il progetto Bi.Vi.Si. (Valorizzazione della Biodiversità Viticola Siciliana), con l’obiettivo strategico di accrescere il valore aggiunto delle imprese della filiera vitivinicola attraverso la valorizzazione della biodiversità.
Alla scoperta del Nero d’Avola
Sicuramente il re dei vitigni siciliani, coltivato in diverse ed estese aree della regione, particolarmente tra le provincie di Agrigento, Caltanissetta e Trapani ma anche nella provincia di Palermo.
Importato dai Greci durante la loro dominazione nell’isola, fu in seguito chiamato “Calabrese”, per arrivare al 1600 dove con il termine ”Calavrio Caulisi” venivano indicati tutti quei vini associabili al Sud Italia per caratteristiche qualitative, metodo di lavorazione e colore, per diffondersi in tutta la Sicilia dalla fine del 1800.
Ha rappresentato e rappresenta sicuramente il vino trainante della Sicilia, che ha contribuito a far conoscere al mondo il vino di questa isola, finalmente non più come vino da taglio ma come identità a sé. Ha una buona resistenza alla siccità e quindi teme un po’ l’umidità, prediligendo terreni calcarei sciolti, calcarei-argillosi di medio impasto, in collina di altimetria media e ventilata.
Di Giovanna Winery
Da un punto di vista sensoriale ha un caratteristico colore rosso rubino profondo con una nota porpora quasi sempre ben visibile, che si differenzia ovviamente a secondo delle annate. Il naso è intensamente ricco di frutti rossi e neri, come ciliegia, ribes e prugna, ma anche cappero e carruba, con chiusure vegetali, sentori balsamici e piacevole sapidità.La sua caratteristica al palato è una bella acidità con un tannino mai aggressivo, con un carattere deciso ma anche elegante e con una ottima capacità di invecchiare.
Di Giovanna Winery
Interessanti gli assaggi proposti dalla Doc Sicilia che in un primo momento si sono concentrati su campioni di annate recenti dell’annata 2021 per poi seguire con una degustazione di annate più vecchie, tra il 2020 ed il 2012, proprio a testimonianza della capacità di invecchiamento di questo vitigno che regala sorprese e conferme piacevoli sicuramente degne di nota.
Assuli -Lorlando- Mazara del vallo (Tp)
Vinificazione in acciaio.
Rosso rubino piuttosto intenso con sfumature porpora, ciliegia e fragola al naso, cappero e rimandi balsamici, tannino composto.
Baglio di Pianetto Noto (Sr)
Vinificazione in acciaio.
Rosso rubino intenso, frutta matura rossa e cappero salato al naso. In bocca una decisa freschezza accompagna la chiusura balsamica.
Alessandro di Camporeale- Donnatà- Camporeale (Pa)
Vinificazione in acciaio poi affinamento in acciaio e tonneau di rovere francese.
Veste un rosso rubino pieno con sfumature porpora luminose, presenta un naso più complesso con sentori intensi di mora e prugna, cappero e speziatura di cioccolato e liquirizia.
Caruso Minini Marsala (Tp)
Vinificazione in acciaio e poi barrique per due mesi.
Manto porpora e rosso rubino, sentori di frutta rossa matura, viola, cioccolato, chiude con uno sbuffo sulfureo. Al palato tannino morbido, finale di buona persistenza.
Baglio del Cristo di Campobello- Lu Patri- Campobello di Licata (Pa)
Vinificazione in acciaio, poi 14 mesi in barrique di rovere francese di cui 1/3 nuove.
Rosso rubino molto luminoso di media intensità con sfumature porpora. Attacco intenso di mirtillo e mora, speziatura dolce di cacao e vaniglia, nota gessosa in chiusura finale balsamico.
Baglio di Pianetto 2020
Vinificazione in acciaio.
Rosso rubino di bella e spiccata luminosità, frutta rossa ben matura, carruba e cappero salato. Tannino presente e decisa forza acida.
Cva 2020 Canigattì (Ag)
Vinificazione in acciaio e cemento.
Presenta al naso sentori più maturi d ribes nero e prugna. Al sorso leggera freschezza con frutto che riempie il palato e cioccolato finale.
Assuli -Lorlando- 2019
Vinificazione in acciaio.
Rosso rubino alla vista, sentori di frutta più stanca al naso, con chiusura leggermente balsamica, media lunghezza.
Caruso Minini 2019
Vinificazione in acciaio poi barrique per due mesi.
Rosso rubino pieno con note odorose di marmellata di frutti rossi, liquirizia, cioccolato e cannella, di media lunghezza.
Alessandro di Camporeale- Donnatà 2018
Risalta per il colore rosso rubino leggermente più scarico, naso intenso di frutta rossa e nera matura, cappero, cioccolato e liquirizia. Persistente al palato.
Baglio del Cristo di Campobello- Lu Patri-2012
Vinificazione in acciaio poi 14 mesi in barrique di rovere francese di cui 1/3 nuove.
Rosso rubino luminoso, sentori intensi di ciliegia scura, mora, mirtillo e sottobosco, caffè e vaniglia. Tannino
piacevole, sorso lungo.
LE CANTINE VISITATE
MANDRAROSSA
“La Sicilia che non ti aspetti”, questo è il mantra della cantina situata a Menfi in un verdeggiante luogo tra vigneti, uliveti, colline e mare in lontananza.
Parte del gruppo Settesoli, Mandrarossa nasce nel 1999 ed i suoi vini sono frutto di una continua ricerca e sperimentazione verso l’innovazione appunto, per una affermazione identitaria della Sicilia del vino. Terreni diversi tra argilloso, sabbioso, medio impasto, calcareo e limoso, dai quali nascono vini con una personalità ben precisa e di ottimo livello, completamente biologici.
Qui il Nero d’Avola viene coltivato in vigneti con esposizione a sud e sud-ovest su suoli calcarei e a medio impasto fino ad una altitudine di 440 metri rappresentando il cavallo di battaglia di Mandrarossa.
Nel 1994 nasce il Cartagho, prodotto dalla migliore selezione di uve di Nero d’Avola di uno specifico vigneto e che oggi rappresenta la loro punta di diamante.
Ho assaggiato il 2019 di Cartagho, che matura in barrique nuove e di secondo passaggio per 12 mesi ed affina per 4 mesi in bottiglia. Veste il calice con il suo rosso rubino pieno e luminoso con qualche riflesso porpora. Al naso è intenso, con note di frutta rossa matura, poi rosa lavanda e violetta, per poi chiudere con ricordi di cioccolato fondente, cuoio e caffè. Al sorso fresco e pulito presenta un tannino ben integrato ed avvolge il palato con una lunghezza decisa.
FEUDO ARANCIO
Feudo Arancio appartiene al gruppo Mezzacorona che qui esprime tutta la sua volontà di “fare” vini siciliani nella loro essenza.
Situato nel comune di Sambuca di Sicilia, in quello che nel tardo medioevo si chiamava Feudo di Mezzaranci, mostra impetuosamente il suo territorio di circa 200 ettari tra vigneti e colline con suoli di calcare, sabbia ed argilla con il lago Arancio nelle vicinanze, per un risultato climaticamente completo da cui nasce, da coltivazioni biologiche, un Nero d’Avola molto rappresentativo.
Ho assaggiato la loro riserva Hedonis 2015, un Nero d’Avola in purezza, dalle vigne più vecchie (25 anni), che dopo una fermentazione e macerazione alcolica di circa 15 giorni, matura in barriques nuove di rovere francese ed americano per 18-20 mesi.
Nel bicchiere si presenta con un rosso rubino intenso con riflessi amaranto, intenso ed ampio profilo aromatico con rimandi di prugna, ciliegia e lampone ben matura, con sbuffi di vaniglia, cioccolato ed una chiusura balsamica. Al sorso un tannino morbido conduce verso un finale gradevolmente lungo.
DI GIOVANNA WINERY
Percorrendo strade che si inerpicano tra colline e altopiani ed una salita finale a dir poco ripida, attraversando terreni solitari e selvaggi, si arriva dai Di Giovanna, tra il comune di Sambuca di Sicilia e Contessa Entellina in provincia di Agrigento nel cuore della Sicilia occidentale, alle pendici del monte Genuardo, nelle terre Sicane. Paesaggio quasi lunare, con sfumature della terra dal marrone al grigio mentre il verde intenso delle piante di fico d’india danno il benvenuto a chi arriva finalmente in cima alla tenuta.
Ci accoglie Gunther Di Giovanna, proprietario della cantina insieme al fratello Klaus (galeotto fu in incontro tra uno studente siciliano ed una studentessa tedesca a Parigi). Azienda biologica con 5 tenute (Miccina, Gerbino, Paradiso, San Giacomo e Fiuminello) per un totale di 65 ettari di vigneti, che ha come obiettivo quello di ottenere la più alta qualità possibile nel rispetto del territorio e del vitigno e nella valorizzazione di entrambi.
Ho assaggiato il loro Vurria 2019, a base di 85% di Nero d’Avola e con un 15% di Syrah.
Proviene dallo storico vigneto di famiglia chiamato Paradiso, composto da argilla mista e tufo e rappresenta la pregiata selezione della produzione. Si presenta con un bel colore rosso rubino scarico e luminoso accompagnato da una decisa consistenza nel calice. Sfiora l’olfatto con sentori di viola, ciliegia nera e mora matura, gradevole speziatura dolce e cioccolato, mentre al palato si mostra deciso e robusto, con una elegante trama tannica e una chiusura sapida molto intrigante, per un finale lungo e persistente. Davvero una espressione di Nero d’Avola di alto livello.
Se è vero, (ed è vero!), che il vino è fondamentalmente creatore di relazioni umane, questo è tanto più vero per i vini della Sicilia, che raccontano nel calice di territori aspri e solatii, del sole, del mare, di ricordi di antiche e diverse dominazioni, dello stupore bello di chi arriva in questa isola.
I commenti sono chiusi