L’immagine dell’uomo solo al ristorante suscita spesso un misto di pena e commiserazione tra gli altri tavoli, pensando alle sofferenze che costringono il malcapitato a dover consumare il pasto in quelle condizioni. Capita meno spesso che tale esperienza la faccia una donna, almeno in Italia, per vari motivi, incluso quello di doversi sorbire la corte di qualche baldanzoso maschietto in calore. Certo che se nel piatto si trova un piatto di verdure bollite, una mozzarella stanca o una fettina ai ferri, anche il più ottimista dei buongustai qualche problema esistenziale nell’affrontare il pasto può cominciare a porselo. Quando invece l’esperienza gastronomica viene effettuata in un grande ristorante, o perlomeno in un luogo dove la cucina è l’anima dello stesso, ecco che il piacere che si può ricavare da tale esperienza raggiunge vette inusitate. Confesso di essermi commosso di fronte ad alcune preparazioni, colpito nell’anima dall’equilibrio dei sapori, dal gioco delle consistenze, dalla capacità di inebriare degli elementi aromatici. Ogni tanto conviene essere da soli di fronte al cibo, soprattutto se si è appassionati e desiderosi di apprendere ed imparare qualcosa. Quante volte le cene si svolgono pensando e parlando di altro piuttosto che del lato gastronomico? Per non parlare,poi, degli amici che tracannano il vino scelto con tanto amore senza pensarci troppo, indifferenti a capirne la reale potenzialità. Così come il melomane va ad ascoltare un concerto da solo, il cinefilo sceglie lo spettacolo pomeridiano per gustarsi al meglio il film, così il buongustaio fa bene a concedersi un pasto da solo. E’ una passione che va coltivata, non si può strangolare l’amico che mette l’acqua nel vino perché “è un po’ forte”, o quello che negli spaghetti alle vongole ci mette il parmigiano perché ”sai , sono abituato”, ma fare il punto della situazione per non perdersi in una pennetta alla vodka questo è essenziale. Di fronte a situazioni importanti, non si ha paura ad essere da soli, non c’è bisogno del giornale per ingannare il tempo tra una portata ed un’altra, diventa anzi facile aver bisogno di scrivere, prendere appunti, fermare in maniera tangibile l’attimo che ci ha dato grandi sensazioni. Chi guarda tale esercizio meditativo-gastronomico con aria stupita perderà elementi importanti della vita. O sarà come quei turisti giapponesi che alle 9 e 40 del mattino, in Piazza Signoria, da Rivoire, ordinavano pennette al pomodoro con aggiunta di ketchup: dei veri orfani del gusto!Credts tuttasalute.net
I commenti sono chiusi