Da piccolo rappresentavano un piatto quasi esotico, nel senso che il pesto non aveva ancora raggiunto l’attuale distribuzione: mangiate la prima volta in provincia di Siena da una sgnora genovese, spesso veniva utlizzata la variante gnocchetti sardi: quello che mi lasciava basito era la presenza di fagiolini e patate, nella mia veste di infante dovevano stare rigorosamente tra i controni, ad accompagnare la carne o il pesce. Poi è stato un crescendo, il successo del pesto l’ho vissuto anche d cuoco, con lo chef dove facevo la stagione, nel 1979, che me lo faceva saltare in padella(sic!) e siccome si attaccava (ma dai!) mi faceva aggiungere la panna. ecco, l’ho detto!Vennero poi le lasagne al pesto fatte ancora durante la scuola, ma erano solo le avanguardie di quello che sarà poi un clamoroso successo internazionale. L’assurdità è che qualunque pesto industriale non ha raggiunto un livello qualitativo decente, eppure in tanti comprano i vasetti, disdegnano il pesto fresco già fatto in gastronomia, che durerà meno ma perlomeno ha una piacevolezza diversa. E farlo in casa? L’idea di prendere mortaio e pestello mette in crisi più di una persona armata di buona volontà. ma un mixer che viene freddato a dovere può dare sufficiente soddisfazione rispetto a quello che si trova in comemrcio. Varianti insopportabili? I cubetti di pomodoro per fare il tricolore italiano sono piuttosto out, la presenza di gamberetti e vongole rischia di vanificare un equilibrio difficile da raggiungere utilizzato invece ocn il farro regala emozioni inusitate..siamo agli ultimi fuochi, poi inizia il basilico invernale e allora…
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