Una visita di alcuni anni fa mi aveva rattristato: capita sempre così, in quei luoghi che hanno avuto un fulgido passato e si trovano a vivere un presente anonimo. Non capita a tutte le trattorie essere citate da Montale in una poesia, o di avere un pittore come Annigoni seduto a tavola.che Strana l’atmosfera, direi incartapecorita, i piatti non avevano nessun tipo di fascino, eppure la famiglia che la gestiva era la stessa: è per questo che il ritorno attuale mette invece ottimismo. Niente voli pindarici in cucina, ma ricette corrette, quello che cerca chi vuol godere, per esempio, del fresco di un giardino in estate, senza che le auto lo travolgano. Servizio molto efficiente, veloce, magari i tavoli sono un po’ troppo vicini, uno sforzo in tal senso potrebbe essere fatto. Viene offerta una panzanella iniziale, saporita, poi si parte con i fiori di zucca farciti di ricotta e fritti, asciutti e croccanti, altrimenti ricca scelta di salumi, anche di Cinta Senese. Tra i primi, i ravioli con burro e salvia sono profumati, giusta consistenza della pasta, farcia ben speziata. Il filetto ai ferri è di buona cottura, pollo fritto fatto secondo tradizione, ovvero con l’osso: peccato che l’interno risulti umido ma più che corretto. Volendo trovate anche le rane, il peposo, la faraona arrosto..la scelta non manca. Carta dei vini molto interessante, per una trattoria le etichette numerose e nemmeno ovvie, con ricarichi giusti. Tre piatti escluso vini 30 euro. Non si paga il coperto ne’ il servizio.
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