Una volta a Firenze era possibile organizzare una cena a base di gelato: in che modo? Ci si trovava tra amici, e si partiva a fare il tour delle gelaterie ritenute “più buone” dalla vox populi, prima che esistesse internet, in ognuna si mangiava quello che veniva ritenuto il gusto migliore del gelataio ma con 6 coppe avevamo finito il tour .Oggi è diventato invece lo sport popolare, quello di aprire una gelateria e molte le domande che sorgono spontanee. E’ cosi facile fare il gelato? Cosa si intende per gelato artigianale? Quanti consumatori di gelato devono esistere per consumare le tonnellate che vengono messe giornalmente sul mercato? Che futuro avrà questo prodotto con l’ingresso delle multinazionali nel settore di qualità? (vedi caso Grom). Sul concetto di artigianale:  se basta comprare delle buste di preparato e farselo nel proprio laboratorio, c’è da rivedere terminologia e dare delle regole precise e chiare, altrimenti si tende a mescolare un bravo artigiano ad un commerciante senza scrupoli, e se passa l’idea che fare il gelato è un semplice atto meccanico, arrivederci all’idea della tipicità. Per il consumo, capisco che in delle città invase da turisti il consumo aumenta, sono abituati a mangiarlo a tutte le ore, anche al mattino, magari a colazione, il che non sarebbe davvero una brutta idea in estate, ma per il resto dell’anno? E poi, l’utilizzo del gelato in cucina: i cuochi sono diventati tutti bravi gelatieri o sarebbe meglio collaborassero con i gelatai? Medito a tutto questo aspettando settembre quando ricomincerò a mangiarlo, il gelato….

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