Uno dei pensieri ricorrenti che mi accompagna quando sono in un bar, scorrendo il listino, è il prezzo della spremuta di arancia: sembra quasi di chiedere un bicchiere di nettare degli dei. Costa più di un bicchiere di vino, spesso più di una birra media di una cioccolata calda con panna e potrei continuare a lungo..ma sarà il costo dello spremiagrumi elettrico da ammortizzare? O la manodopera occorrente nel tagliare a metà 2 o 3 arance che incide in maniera considerevole? Senza considerare che, quando la si ordina in un bar affollato, si rischiano anche le maleparole dal barista concentrato nella preparazione di espressi e cappuccini. In Francia, circa vent’anni fa, per promuovere il consumo di arance, aprirono una sorta di baracchini sulla strada dove servivano solo spremute fatte all’istante, e questo servì ad aumentare il consumo. Qui si preferisce speso aprire il cartone di tetrapak e versare il succo di arancia concentrato, che un valore certo lo deve avere..vi ricordate “Una poltrona per due”?
I commenti sono chiusi