Simbolo della cucina classica internazionale, sembra sia stata inventata da un cuoco sovversivo, di origini proletarie, che voleva in tal modo punire i nobili e i capitalisti delle loro innumerevoli malefatte. Caso più unico che raro in gastronomia, riesce, in maniera quasi perfetta, a rovinare ogni pietanza alla quale viene abbinata. Stesa con grazia sulle tartine, le trasforma in blocchi compatti, riuscendo a rendere indecifrabile la materia prima con la quale vengono rivestite. Inserita in freddi vol-au-vent, riesce ad impastarli in maniera tale che i fabbricatori di chewingum ne hanno studiato le caratteristiche per un eventuale impiego in scala industriale. Pallide fette di galantina perdevano ogni soavità dall’essere sommerse da cubetti di gelatina ben solidificata, che in inverno rendeva quasi impossibile la successiva digestione. La crème de la crème” la si è raggiunta quando è stato proposto il trionfo della pochezza gustativa: l’aspic di verdure. Con tale nome, pomposetto in verità, si rivestiva di regalità immeritata, un’accozzaglia, ben tornita e colorata, di tristi verdure bollite, disposte in bella posa su di uno stampo circolare, tenute insieme da una gelatina ben solidificata, accuratamente inodore ed insapore. L’intento del cuoco è stato però vanificato dalle masse che non hanno capito il messaggio profondo di tale invenzione. Convinti di avere alla portata delle tasche il cibo dei ricchi, hanno cominciato ad usare in maniera dissennata tale diavoleria. Fra gli impieghi più infelici, le tartine con finto caviale rosso, che gridano ancora vendetta da parte degli studiosi di estetica
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