In America siamo già alle campagne a difesa degli obesi,trattati malissimo da compagnie assicurative ed aeree, diventati i nuovi paria di una società che da un lato li obbliga ad ingurgitare bevande gassate e panini con tanto colesterolo allo stato puro(strano che non abbiano messo in questo caso una tassa sugli alimenti!) e poi dopo li tartassa con iniziative delle più disparate, come l’abolizione del sale dai piatti, anche nei ristoranti e cerca di farli dimagrire in maniera forzosa. Ma se questo è un problema che affligge le persone normali, venendo a casa nostra, che dire dei critici gastronomici grassi? Quale può essere la risposta da parte di un lettore o di un consumatore nel rapportarsi ad un critico obeso? Frank Bruni, famoso critico del NYT, ha affermato, nella sua biografia, che grazie a questa professione, è riuscito a dimagrire perché è riuscito ad alimentarsi in maniera più equilibrata. E a casa nostra cosa succede? Edoardo Raspelli, un grande comunicatore del nostro settore, è riuscito a fare notizia con l’operazione con la quale si è messo il palloncino in pancia per dimagrire. I cuochi, negli ultimi vent’anni, sono diventati quasi tutti dei figurini, nessuno eccede nelle forme, i critici invece..funziona ancora il binomio critico obeso=esperto? Meglio il critico alla Anton Ego? Insomma, la forma influisce sulla sostanza(della critica, ovvio!)?

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