Il coraggio non manca, lo ammetto, quando si arriva a scrivere nel menu un piatto simile: l’aspettativa diventa altissima, viene da chiedersi cosa si cela dietro un’affermazione così pretenziosa. Il fatto è che non ci si trova nel locale tristellato in vena di sperimentazione, e nemmeno in un ristorante classico che reinterpreta un baluardo della tradizione internazionale. DI fronte ad una simile sfida, appare normale, per un critico gastronomico che si rispetti accettare la sfida e quindi, senza indugio è quello il piatto ordinato. Dopo uno degli antipasti più tragici della mia esistenza, che riusciva ad abbinare funghi amari conservati, polenta insapore e vi risparmio il resto, ecco che arriva Lui: lo squadro e lo rimiro ma mi coglie impreparato. Dell’anatra scorgo qualche pezzetto qua e là, domina il verde delle erbe, anche qualche scorza fa capolino; ma è il sapore che mi lascia basito, riuscire a far scuocere un riso parboiled è impresa titanica, che mi lascia senza parole, eppure è capitato. Mi giro intorno e vedo persone che mangiano felici..così va il mondo!

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