C’è bisogno di ripartire da alcuni fondamentali in cucina: un po’ come la Nazionale di calcio dopo i Mondiali, occorre fare chiarezza e tabula rasa di certe distorsioni avvenute negli anni e ritrovare la freschezza e la vivacità degli inizi. Alcuni piatti non hanno bisogno di essere ricreati, attualizzati, vivacizzati, bensì solamente rifatti secondo i principi fondamentali; è giunta a questo punto la ribollita, che già il discuterne ora a luglio la dice lunga di quanto sia snaturata rispetto alla sua nascita. D’altronde, se in Francia le ostriche le trovi tutto l’anno, perché non devi trovare da noi il cavolo nero ad agosto?Niente di più logico che accontentare il turista che una volta seduto ad ammirare le bellezze di Santa Maria del Fiore dal tavolo in piazza Duomo, si vuol mangiare questo piatto che gli hanno detto imperdibile: che poi lo stesso ristorante serva anche carbonara e parmigiana di melanzane è dettaglio di poco conto. Il processo è irreversibile, d’accordo, ma che almeno si attui la ricetta in maniera decoroso: perché solo verdure surgelate e magari anche i piselli? Perché si deve sempre ignorare l’esistenza del pepolino o timo che dir si voglia, disponibile fresco anche al supermercato?Perché il pane non è mai raffermo abbastanza oppure è del tutto insapore e lo si deve caricare di sale ed altri condimenti? E poi se il soffritto deve essere di cipolla, stare lì a seguirlo con cura per farla insaporire nell’olio senza bruciarla è veramente una missione impossibile? Cosa ci troveranno di piacevole ricordo in certi papponi malefici serviti sotto il sole cocente certi turisti in libera uscita? Certo, bisogna sempre capire da dove provengono, da un punto di vista alimentare, e dove andranno, ma questo non giustifica la mistificazione di un piatto che, fatto bene, ha la sua dignità. Il primo passo dovrebbe essere quello di toglierla dalle macchinette automatiche di distribuzione calda del  cibo: non se lo merita Credits castellina-in-chianti.it

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