“Desidero integrare nella mia tela qualsiasi oggetto legato alla vita” così si presenta Robert Rauschenberg, artista texano classe 1925. Dopo brevi studi di farmacia ed un’esperienza nella marina militare, dal 1945 studia arte ed incontra a Parigi la pittrice Susan Weil, sua futura moglie. Entrambi frequentano l’innovativo Blanck Mountain College (in North Carolina) dove Robert conosce John Cage, con il quale collaborerà per vari happenings. Dagli anni ’50 inizia a creare le sue serie di dipinti monocromi, è amico di Jasper Johns e realizza le scenografie per il corpo di ballo d Mence Cunningham. Nel 1954 realizza il suo primo combine-painting che unisce pittura, disegno ed oggetti di uso comune, spesso di scarto (corde, lame, stracci, segnali stradali, etc.), creando un’opera che ammicca alla tridimensionalità. Negli anni del boom economico Rauschenberg è un interprete del New-Dada, anticipa la Pop Art, ma qui poco ci interessano le etichette, sarà lui il primo artista statunitense a vincere il premio per la pittura alla Biennale di Venezia (edizione 1964).
Fra il 1959 e il 1960 realizza 34 tavole per l’Inferno di Dante dove impiega tecniche tradizionali e non convenzionali, come la trasposizione fotografica e il collage. La serie completa appartiene al MoMA di New York, qui vediamo la prima tavola con La Discesa negli Inferi, ottenuta con il transfer drawing, che combina le immagini trasferite dalle pagine di riviste con i suoi acquerelli per contestualizzare la Divina Commedia in una dimensione contemporanea. Le immagini usate da Rauschenberg, infatti, mettono in relazione la politica americana del Dopoguerra con la narrazione dell’Inferno dantesco.
L’opera Sign, del 1970, riflette gli eventi politici e sociali di un decennio indimenticabile: dal movimento The Black Civil Rights alla guerra del Vietnam (1955-75), dall’assassinio di John F. Kennedy (1963) a quello di Martin Luther King e Robert Kennedy (1968). E poi ancora il 1969 con l’atterraggio sulla luna di Neil Armstrong e il Woodstock, festival musicale che vide la partecipazione di artisti quali Janis Joplin – qui raffigurata – e si conclude col mitico concerto di Jimi Hendrix col pubblico superstite dopo quel weekend di passione, intanto in Vietnam si combatteva ancora. La scelta del bianco e del nero, di ritagli di giornali e riviste non è casuale, così come il rosso della Joplin: amore, fuoco e sangue.
Tanti eventi condensati in pochi anni, traguardi e sconfitte, catarsi e lacrime si mischiano, creando uno spaccato di quegli anni che anticipa l’impegno sociale di Rauschenberg con le Nazioni Unite.
L’artista, con la sua mente in perpetua rivoluzione, ci lascia nel 2008 a 83 anni.
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