Una passeggiata a Treviso è indubbiamente salutare, non solo per la bellezza della cittadina: osservare le persone che ci abitano è stato per me molto educativo, l’ordine che impera dappertutto ed il pensiero mi va al loro sindaco(pardon vicesindaco)Gentilini, che si è fato conoscere in Italia per iniziative poco condivisibili. Lasciamo stare gli aspetti politici della questione e parliamo del ristorante: siamo in centro, in una via laterale e l’ambiente interno rispecchia l’idea di osteria: bancone sulla destra per la mescita mentre per mangiare si deve salire una rampa di scale, ad eccezione di un tavolo messo sotto le scale ed accanto al bagno. Il menu segue fedelmente la tradizione veneta, scritto su una lavagna e cambia anche giornalmente. Provo a chiedere la carta dei vini e mi piace la reazione del giovane titolare: “Avete una carta dei vini?” “Ma no!” e mi elenca a voce qualche bottiglia disponibile. La soppressa con polenta è piacevole, magari il salume poteva essere tagliato più spesso, buono anche il baccalà mantecato, sempre con polenta. La minestra di farro è acida, lo faccio notare ad un altro cameriere, il quale mi dice che riferirà al cuoco, mentre le costine con le verze sono ben fatte, solo un po’ asciutte. Il tempo passa tranquillamente, alla fine il conto è sui 25 euro per due piatti, vino e caffè. Non una parola sulla zuppa, che ritrovo nel conto: e mi chiedo, perchè non si riesce a gestire i reclami in Italia? Al ristorante gli italiani non protestano mai, hanno paura di fare brutta figura, invece gli americani sono abituati a dire quello che non va. Se dico che la minestra è acida, credo di dare un’indicazione utile per evitare che sia servita ad altre persone, ma si preferisce far finta di niente. Come è andata con i vostri reclami?

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