Ieri ho chiesto su Facebook i ricordi terribili di alcuni prodotti alimentari degli anni Settanta e mi è arrivato un florilegio di indicazioni che utilizzerò per alcuni post_ uno che mi è rimasto impresso riguarda la pressatella fritta, ovvero carne in scatola pressata che veniva poi impanata e fritta in abbondante olio caldo. Ora, chiaro che fritta è buona anche una ciabatta ma a tutto c’è un limite e viene da chiedersi in quale località esotica si erano perse le papille gustative della popolazione per riuscire a ingurgitare tali cose. Poi io parlo al passato ma la pressatella è viva e lotta insieme a noi, mi sa..Carne in scatola ovvero chi era costei? Una carne bollita, magari con un po’ di aromi, anche miele recitava una pubblicità di alcuni anni fa, insieme a vino e spezie: tradotto le carni di minore qualità cotte a lungo a bassa temperatura per riuscire a farle diventare morbide. Se magari chiedevi a qualcuno se amava il bollito negava risolutamente, salvo poi bearsi di fronte alla scatoletta, da accompagnare a patate o insalata..e poi, quel colore rosso, che mai ha la carne bollita una volta terminata la cottura..a questo aggiungiamo una collosità innaturale di una gelatina falsa! Invece la pressatella, non presenta gelatina, la carne è triturata e compatta(magari erano gli avanzi di quello che non entrava nelle scatolette 🙂 e quindi, in cottura non si sfalda..qui c’è molto da meditare!

Credits www.carnisostenibili.it

Categories:

I commenti sono chiusi