L’arrivo di Poirot nella piazza principale di Greve in Chianti non era certo passato inosservato. Sarà stato per il vestito di lana scuro, che si ostinava ad indossare nelle situazioni più impensate, con tanto di panciotto ed orologio da tasca, oppure per l’inappuntabile piega dei baffi sottili, che era riuscito a conservare dopo il viaggio in corriera da Firenze, sta di fatto che una piccola folla si era subito radunata per guardarlo, mentre scendeva dal pulmann polveroso. “Parbleu, sono conosciuto anche in questo villaggio” pensò orgogliosamente tra se’ il piccolo investigatore belga, che non riusciva ancora bene a capacitarsi il motivo della sua venuta. Cercò di ricordarsi le parole trascritte nella lettera che aveva ricevuto un mese prima dal sindaco della città, “Monsieur Mercurinii, je crois…,” nel quale veniva richiesta la sua opera per scoprire il colpevole di un furto gravissimo avvenuto in paese: la scomparsa della prima bottiglia di Chianti Classico imbottigliata con tale nome, conservata gelosamente nella cassaforte del municipio. Ora, non che il vino fosse il suo principale argomento di conversazione:fosse stato cioccolato, avrebbe potuto anche dilettarsi in disquizioni di alto livello sulle origini del cacao, o sulla bontà dei prodotti della sua terra, ma il vino… A onor del vero, aveva sentito spesso il colonnello Hastings, il suo più caro amico, tessere le lodi di un vino rosso prodotto in un meraviglioso lembo di Toscana, superbo ed elegante, adatto ai pranzi più importanti, ma non aveva mai prestato la dovuta attenzione all’argomento. La lettera era arrivata, inattesa ma gradita. Da tempo pensava di trascorrere una piccola vacanza in territorio toscano, ed avendone l’occasione, aveva vinto la sua abituale ritrosia nell’organizzare un viaggio e si era convinto a lasciare la sua amata Inghilterra. “Anche solo per godermi una vacanza, ho fatto bene ad arrivare fin qui” commentava a bassa voce, mentre passeggiava sotto i portici della piazza, in attesa dell’arrivo del sindaco. Rimase colpito da una vetrina di una macelleria, luogo di non usuale frequentazione in patria, che sembrava quasi una gioielleria, tanto era linda ed ordinata. Si fermò al luogo convenuto, l’ “Albergo da Verrazzano” e si sedette ad un tavolino, ordinando una cioccolata calda, tra lo stupore dei camerieri, abituati a servire vino ad ogni ora, alle frotte di tutisti che affollavano la sala. “Monsieur Poirot?” domandò il sindaco, materializzatosi all’improvviso giunto puntualissimo all’appuntamento. “In persona ! “, esclamò l’investigatore, ancora intento a pulirsi accuratamente la bocca dal cioccolato. “Sono molto contento che lei abbia accettato il nostro invito a collaborare . Vede, siamo molto preoccupati di quanto è successo, è di una gravità inaudita. Abbiamo subito pensato a lei per cercare di risolvere il caso, conoscendo la sua abilità” esordì il sindaco. “Avete fatto benissimo” assentì Poirot con la sua consueta immodestia. “Già che siamo in argomento, mi racconti un po’ come è andata”.(continua..)

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