Ce ne faremo una ragione, lo so, ma il fatto che per una serie di prodotti ittici, come segnala qui il buon Aldo Fiordelli, sia scattata una moratoria della pesca, soprattutto vicino alla costa, mi lascia triste come buongustaio. Lo so, non è “politically correct” affermarlo, ma la zuppa di telline, i calamaretti spillo, le seppioline mi mancheranno eccome. Si vive senza, d’accordo, ma non faccio il perbenista di facciata dicendo che la questione mi lascia indifferente: i datteri di mare ho smesso di mangiarli perchè rovinano le coste, le “cee” sono vietate anch’esse,ma non posso dire che non mi piacevano, tutt’altro. Oggi quindi si aggiungono altri prodotti, così come, parlando di alimenti terragnoli, non sappiamo più cosa sono i roventini(sorta di crepes fiorentine fatte con il sangue di maiale) o alcune parti delle interiora di vitello. Se, come diceva Brillat Savarin, “La scoperta di un nuovo piatto rende un uomo molto più felice della scoperta di una stella”, che dire sulla perdita di alcune ghiottonerie?
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