Se andiamo a guardare la rappresentazione dei cuochi nei secoli scorsi, come disegni, dagherrotipi o dipinti, non si può certo dire che fossero soggetti che  spiccassero per bellezza e fascino: grassi lo erano, quasi a dimostrare che loro, stando in mezzo al cibo, potevano mangiare a volontà, ma abbondavano le caricature nelle quali quasi sembravano esseri deformi, dalle fattezze granguignolesche, insomma niente che potesse pensare che fossero un esempio da seguire. Ma la storia è continuata a lungo, almeno fino agli anni Novanta non si poteva certo pensare al cuoco quale mestiere da consigliare ai figli. Io fui altamente sconsigliato dai miei genitori, ma si piegarono ad una volontà ferrea, consci delle difficoltà che si portava dietro il mestiere. Poi improvvisa la trasformazione: il cuoco che diventa un personaggio bello e bravo, elegante, da mostrare come esempio e quindi  via l’immagine del “coco lezzone”, sudato e sporco, con le mani sempre nel cibo, corpulento e magari calvo. Libero spazio invece al cuoco dal fisico aitante, curato, magari andando in palestra, un lavoro eseguito in luoghi non più malsani, una tecnica di lavoro che è un piacere vedere per i movimenti studiati e precisi. Questo è successo per vari motivi: prima di tutto l’aspetto culturale. Non si va a fare il cuoco perché non si ha voglia di studiare, piuttosto ci si rende conto che bisogna avere una cultura a tutto tondo, non solo di tipo gastronomico. Poi, il cuoco che deve parlare in pubblico, oltre a saperlo fare, deve avere bella presenza, mostrare anche con il linguaggio del corpo la sua autorevolezza. Che poi tutto questo abbia contribuito a creare l’idea di un sex symbol, si può dedurre da mille motivi: il maneggiare gli alimenti, la capacità di soddisfare bisogni primari nell’immaginario collettivo, un carattere deciso, sono tutti elementi che avranno sicuramente contribuito. Poi ci sono quelli che sembrano artisti e quindi anche l’aurea del maledetto può aver contribuito: i casi più evidenti sono quelli di Anthony Bourdain e Marco Pierre White, ma anche in Italia gli esempi non mancano. O non sarà invece il fascino della divisa a scatenare tanti istinti repressi?

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