Era il 2011 quando mi venne in mente di organizzare il Pellegrinaggio Artusiano, ovvero percorrere la strada che fece lui quando lasciò la natìa Forlimpopoli per trasferirsi a Firenze, in Piazza Massimo D’Azeglio, dove ancora oggi una targa lo ricorda. Un’idea piuttosto estemporanea che però, come spesso capita, quando è convincente, riscuote successo. Di conseguenza, un gruppo di quelli che si sono chiamati Pellegrini Artusiani si formò in brevissimo tempo ed iniziò l’organizzazione di un viaggio che si rivelò oltre che divertente, educativo su quello che potrebbe diventare un nuovo modo di viaggiare: il camminare senza fretta, concedendosi pause gastronomiche, alla scoperta dei territori che uno attraversa. Lo scopo era quello di arrivare a Firenze, al cimitero delle Porte Sante, il giorno in cui il comune di Firenze sarebbe stato presente per la commemorazione. Partì allora il conto alla rovescia per capire il giorno di partenza e le tappe da organizzare. Il manipolo dei Pellegrini era così composto: oltre al sottoscritto, il primo ad aggregarsi fu Stefano Frassineti quindi, in rigoroso ordine sparso, Carlo Macchi, Stefano Tesi, Marco Sodini, Marco Peroni, Tommaso Chimenti, Rosanna Ferraro, Kyle Philps, Serena Guidobaldi oltre a tutti quelli che ci accompagnarono anche solo per una tappa. Lo scopo era quello di celebrare un uomo diventato famoso suo malgrado, un gastronomo “ante litteram”, colui che senza volere ha segnato la storia di molte famiglie italiane attraverso le sue ricette. Il libro dell’Artusi è stato per anni il regalo di matrimonio per le novelle spese, il volume tramandato da madre a figlia, un testo che invece, alla sua prima uscita, edito a spese proprie, fu accolto con una certa freddezza. Quindi nel ripercorrere la strada a piedi che lui fece in carrozza, le tappe avevano un’importanza fondamentale per mangiare e fare festa in suo onore. Quindi , prima tappa Forlimpopoli Castrocaro, partenza dal comune e poi arrivo nella città termale, con la prima cena fatta in maniera quasi intima dai pellegrini, che dovevano già ritemprarsi delle prime fatiche. Le successive furono Castrocaro Portico di Romagna, Portico di Romagna, San Godenzo, San Godenzo Pontassieve, Pontassieve Firenze. In ogni tappa, anche il pranzo veniva fatto in maniera non indifferente, ovvero con specialità gastronomiche particolari: ricordo i panini di ‘Ino al passo del Muraglione, il buffet organizzato a Rocca San Casciano, il saluto della sindaca di Dicomano. La sera, le cene che si allargavano alla comunità locale e a tutti coloro che avevano voglia di partecipare come l’albergo diffuso Al Vecchio Convento a Portico di Romagna, l’albergo Agnoletti a San Godenzo, la locanda Toscani da Sempre a Pontassieve. Da allora un altro pellegrinaggio mitico fu Firenze Milano in occasione dell’Expo e l’anno prossimo si ricomincia: noi ci saremo il 4 agosto a Forlimpopoli, poi le tappe, le stiamo organizzando….
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