Ci sono delle espressioni che in cucina non è molto il caso di utlizzare, soprattutto in Toscana: il festival del doppio senso nell’ambito dei prodotti alimentari è assolutamente all’ordine del giorno e, considerando il fatto che per lungo tempo le cucine sono state un luogo maschilista all’eccellenza, le battute si sprecano sull’argomento. Partiamo da una cosa semplicissima come i finocchi, che rappresentano l’espressione fiorentina con la quale si definivano, nel passato, gli omosessuali, per capire come esclamazioni del tipo: “Mi piace crudo e croccante” o “Prendilo al volo” lasciavano imbarazzati i novelli cuochi. Non parliamo poi dei piselli:” Ne devi sbucciare una cassa!”, o “Sgranali uno per uno”, ma anche “Maneggiali con cura perchè sono delicati” facevano arrossire i più smaliziati. Se poi il cameriere doveva ascoltare in sala commenti della serie” L’ho messi in bocca e si scioglievano da soli” o “Sono dolci e teneri” non scoppiare a ridere davanti al/alla cliente era cosa difficile. A Firenze non è proprio il caso di parlare di fave, che assumono lo stesso significato dei piselli: terribilmente imbarazzante l’accoppiata fave e pecorino, meglio baccelli..insomma,equivocabili anch’essi, quindi meglio sempre essere pronti alla battuta dell’oste. Esprimere il proprio parere sul salame deve essere fatto con tatto e senza urlare: discettare di forme, volumi, consistenza e sapore è un esercizio di stile che, tolto dal suo contesto, può ispirare i dialoghi di un film di Tinto Brass. Sulle verdure va da se’ che le più gettonate rimangano le zucchine, buone per ogni stagione e i cetrioli, ricordo estivo che ha lasciato sorrisi ebeti in molti alla classica frase: “Non li prendo perché mi rimangono indigesti”..
Credits cure-naturali.it
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