Primo anno di scuola alberghiera, si parla del 1977: accanto alle corse in magazzino per andare a chiedere lo svuotapiselli e l’addirizzabanane, non poetva mancare quella, più scontata ma sempre valida per burlarsi degli alunni di prima, della richiesta per l’olio di gomito. Chiaro che il magazziniere spediva noi ragazzi e gli insegnanti, a farci capire dove l’olio dove essere usato e per quali funzioni, ma qui si rischia di cadere nel volgare ed è meglio soprassedere! Modo di dire molto attuale nel passato, un po’meno nel presente, dove la pratica di lavorare manualmente è sempre più scordata. Ad onor del vero, con tutti gli appellativi che hanno oggi molti ingredienti, dal sale, che se non è dell’Himalaya, o di colore azzurro, nero, rosso o bruno non sembra sortire gli effetti sperati, sembrerebbe quasi di discettare di una particolare qualità di olio, estratta da olivi presenti in una curva a gomito particolarmente beneficiata dal clima. O anche che il gomito di un animale sconosciuto sia in grado di generare un liquido di spaventosa bontà. Più semplicemente, perpulire le pentole, a parte detersivi e le pagliette, un po’ di forza delle braccia non ha mai guastato e quindi…che si atornato il momento di inserire a scuola una lezione sul tema?Credits:webimmagini.blogspot.com
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