Capita: arrivare al ristorante, vedere quello che propone un menu, provare ad ordinare ma…arrrossire per l’imbarazzo. Motivo: il nome del piatto o dell’ingrediente prescelto per farlo, che crea qualche imbarazzo. Certo che di questi tempi sarà più difficile ma una volta..mi ricordo che una mia professoressa d’inglese, alle cene di classe in pizzeria, chiedeva ad uno degli alunni, maschi, di ordinare per lei la “Pizza Maialona”, non ritenenendo il caso di farlo lei stessa. A Firenze non sentirete mai ordinare le fave con il pecorino, specificando magari che le preferite piccole e tenere: molto meglio chiedere i baccelli senza addentrarsi in particolari specifici. Considerando poi che esiste un prodotto a rischio scomparsa denominato “Fava lunga delle Cascine”, si intuisce i motivi per i quali se ne sia quasi arrestata la produzione. Veramente difficile che si ordini, con facilità, la “Fica maschia”, una contraddizione in termini parrebbe, ma che sarebbe, con nome più appropriato, il potassolo o melù, varietà di pesce povero, del quale si svolge una sagra, nel mese di agosto, a Porto Ercole,in provincia di Grosseto. Anche degli innocui spaghetti alla puttanesca si trasformavano, una volta che il locale voleva darsi aria di classe in quelli della Bella Donna. Da poco tempo ha ritrovato dignità la tettina di vitello, grazie a Davide Oldani, che l’ha riproposta nel suo menu: a Firenze più popolarmente viene definita poppa, e i crostini dal trippaio qualcuno li indica e basta, senza ordinarli. Infine il culatello: in quanti hanno rinunciato all’assaggio, anni fa, temendo chissà quali conseguenze..meglio per noi che ne abbiamo goduto a lungo!Credits rocosfastpizza.com

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