Quale dolce pensiero ebbe Marcel Proust e le sue “Petites madeleines”, ha ispirato più di un amante del cibo in maniera lieve e delicata: chiaro che un locale che porta il nome debba essere in uno stile adeguato. Roma, zona Prati: già dall’esterno sembra di arrivare in un locale parigino della Belle Epoque, negli arredi, nei tavoli, nel personale di sala, quasi tutto al femminile a pranzo, che gira in maniera soave tra i clienti. La seduta è sempre di ispirazione transalpina, ovvero tavoli stretti e ravvicinati, la privacy è sconosciuta, qui si viene per stare in compagnia. Un tavolone comune è vicino alla scala che porta ai bagni, che da soli valgono la visita. La cucina è in vista, i cuochi si muovono bene, il lavoro è continuo: si inizia al mattino con le colazioni, c’è una parte di menu disponibile a tutte le ore, poi la sera, spazio ad aperitivo e poi cocktail dopo cena, sette giorni su sette, insomma si viene senza prenotare e si aspetta il tavolo magari bevendo qualcosa. La cucina saltella tra le specialità italiane, quelle di ispirazione francese e qualche elemento creativo più o meno riuscito : le crocchette di bollito con bagnetto verde appartengono alla tradizione ben eseguita, di buona ispirazione ma migliorabili le fettuccine con tonno,
olive taggiasche e datterini, mentre inappuntabili risultanogli spaghetti Verrigni broccoletti e limone. Da rivedere la tagliata di tonno tonné, stucchevole in dolcezza. Parlando di Francia non mancano esempi quali la Quiche Lorraine o la Cordon Bleu di vitello. Spazio obbligatorio per i dolci, non si può rinunciare ai macarons, proposti con gusti diversi quasi ogni giorno , ma impeccabile è l’assaggio dell’éclair, con caramello e passion fruit. Carta dei vini ristretta ma interessante. Servizio sorridente e veloce, a pranzo. Primi sui 10 12 euro, secondi 18 20. Una sosta piacevole e invitante.
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