Ci ero passato davanti diverse volte, e mi aveva incuriosito,sia il nome che il contesto: da fuori sembrava la classica bottega di alimentari del passato, con il retrobottega adibito a trattoria dove mangiare piatti della tradizione.
Non mi ero sbagliato, se non per il fatto che la cucina si è ovviamente attualizzata. Margherita ed Alonso sono coppia nella vita e nel lavoro: l’apertura del locale arriva quando hanno terminato una serie di esperienze in giro per l’Europa e giudicano sia giunto il momento di fermarsi. L’arredamento è caldo, accogliente, sincero: non è studio di un interior design ma loro personale, quadri e manifesti attaccati alle pareti entrerebbero di diritto nel modernariato, ma sono scelti con garbo: fossimo a Milano in Corso Como, si parlerebbe di tendenza all’ultimo grido. La vetrina della prima stanza, che prima conteneva salumi e formaggi, sembra di capire, adesso è la casa di una collezione di oche, in onore al nome. E’ un vezzeggiativo utilizzato per Margherita bambina .
Pochi tavoli, una ventina di coperti, in tutto, apparecchiatura con belle tovagliette di pelle, dispiace per il tovagliolo di carta che stona. Il menu non è ampio, giustamente, pochi piatti con i cavalli di battaglia che hanno reso famoso Alonso, l’amatriciana e la carbonara, frutto di una sua permanenza a Roma. La carta dei vini non può essere ampissima, ma le etichette presenti sono scelte con cura, non banali e dai ricarichi sostenibili.
Lo stuzzichino offerto, pane, burro e acciuga, è sicuramente gradito, triste però in un impiattamento che lo mortifica. Si parte con la passatina di ceci, calamaro e bottarga di muggine: peccato per la griglia sporca che penalizza un calamaro tenero. Nel complesso, è una pietanza che può crescere, soprattutto in aromaticità. Le linguine alla colatura di alici e burrata di Andria, servite direttamente in padella, sono avvolgenti nelle loro cremosità, ma la colatura è praticamente non percepibile. Il risotto “Carnaroli” con porri e crudo di gambero rosso sarebbe una buona intuizione, ma i porri non troppo cotti sovrastano il crostaceo ed un sapore troppo deciso del riso affatica il consumo. La presa di cinta senese, ovvero la parte del collo, viene servita grigliata con patate dolci fritte: si ripresenta il problema della griglia sporca e una tenacità inusitata della carne: ottime le patate. Si chiude con piccola scelta di dolci come il crumble di mele, ben eseguito.
Il servizio è gentile, affettuoso, molto cortese: Margherita non c’era per la felice presenza della figlia, avuta da poco,ma il ragazzo presente si è comportato egregiamente.
Il pensiero che mi è venuto all’uscita è che in certi luoghi vanno assaggiati i piatti per i quali le persone si muovono, ed anche se siamo alle porte del Chianti, se l’amatriciana è buona perché no? Magari dovevo scegliere il baccalà o il fritto dell’aia? DI sicuro, ogni piatto proposto deve essere all’altezza, capitano le serate meno felici, magari è il momento di fare qualche altra proposta per la bella stagione.
Antipasti dai 9 ai 14 euro, primi 12 15 euro, secondi 15 20 euro, coperto 2 euro.
L’Oca Bonda, Via Imprunetana per Pozzolatico154 Chiuso Domenica sera e lunedì +39 334 959 8419
I commenti sono chiusi