Una delle ragioni per le quali l’Inghilterra a lungo non ha goduto di buona fama, a livello internazionale, è stato per il livello qualitativo della sua cucina. Volendo portare ad esempio un popolo che non sa mangiare, la scelta ricadeva nove volte su dieci su quello britannico, con la famosa battuta che, per stare bene a tavola nel Regno Unito si doveva consumare il “breakfast” 3 volte al giorno. Oggi le cose sono cambiate, Londra in particolare è diventata una delle capitali mondiali della gastronomia e , tolti i prezzi stratosferici, la qualità media dei ristoranti si è indubbiamente alzata. Ma è poi così terribile la gastronomia anglosassone, almeno quella casalinga? Nel linguaggio tecnico della cucina internazionale, quando si definisce un alimento cotto “all’inglese” significa che viene lessato in acqua senza sale, magari un po’ più a lungo del necessario perchè risulti morbido. E purtroppo questa è la maniera con la quale vengono preparate le verdure, nella maggior parte delle famiglie inglesi. Rimane il fatto che il piatto nazionale fortemente rappresentativo è il “fish and chips”, pesciolini e patate fritti in olio, spesso di dubbia provenienza (l’olio, intendo!), venduti agli angoli delle strade. Togliendoci da quelli che sono, in parte, luoghi comuni, si deve riconoscere che la cucina d’oltre Manica ha delle specialità che fanno parte della tradizione, come ad esempio i “pies”, torte salate riempite con carne e verdure e i dolci, fiore all’occhiello di molti ristoranti ed esportati anche nelle tradizioni alimentari di altri paesi: basti pensare al “cheese-cake”. Il difetto più evidente che viene riconosciuto alla gastronomia tradizionale britannica è l’assenza di fantasia: la cena nel ristorante di lusso inglese di tradizione avrà come portata principale, invariabimente, il “roast-beef”. Se siete appassionati di cinema, andate a rivedervi “Casa Howard”, e seguite la scena che trova i protagonisti all’interno di un ristorante: la cosa più incredibile è che quanto si svolge rispecchia fedelmente la realtà attuale, benchè sia passato più di un secolo. Quindi, se capitate in Inghilterra e volete fare questa esperienza, vi troverete anche voi il cameriere che, guardandovi con aria solenne, vi chiederà se volete una fetta di arrosto. E se avete fame e volete essere serviti bene, sarete costretti a tirar fuori qualche sterlina, da depositare dolcemente nella tasca del “carver”, il nome che indica il tagliatore, per ottenere, alla fine, una sospirata fetta, alta e al sangue, di roast-beef.
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