Poi d’improvviso ti accorgi che ci sono locali, nella tua città, che conosci da sempre, che dai per acquisiti ma in realtà sarebbe anche utile far conoscere sempre di più: Le volpi e l’uva le ho frequentate fin dall’inizio, e ne sono passati 25 di anni, un periodo volato quasi all’improvviso. Nel 1992 aprire un’enoteca a due passi da Ponte Vecchio a Firenze, fuori dal passaggio dei gruppi di turisti cammellati, era già coraggioso, figuriamoci farlo senza scendere a compromessi sulla qualità del cibo e su una proposta di vini che non fosse la solita della stragrande maggioranza dei locali del centro fiorentino. Visionari? Profeti? Liberi pensatori? Come catalogare Emilio Monechi, enologo nella vita, che decise di dare il ” LA “al progetto insieme a Riccardo Comparini e Ciro Beligni? Quando sono partiti nemmeno esisteva il déhors, solo il banco con gli sgabelli e sembrava di entrare in una setta carbonara. Solo produttori sconosciuti al grande pubblico, vitigni mai sentiti, un lavoro di ricerca certosino. Da qui sono passate etichette diventate oggi affermate, produttori che si sono “Fatti le ossa” e che sono poi stati abbandonati dai titolari quando hanno preso strade che non li convincevano. Incredibile ma vero: quando è il momento di raccogliere il successo, i tre compagni di avventura, fedeli alla linea che si sono imposti, se il produttore cambia, ritengono giusto interrompere le strade, dopo averlo fatto conoscere ed apprezzare. Difficile trovare nel settore commerciale tale rigore. Però entrare in enoteca è un divertimento puro, le novità abbondano, ogni volta
c’è da parlare, esaltarsi, criticare un nuovo vino, un nuovo formaggio, un salume particolare. La formula del wine bar tradizionale non è mai stata abbandonata, non c’è stato nessun inserimento culinario e ai tempi di responsabile della guida delle osterie di Slow Food, mi inventai “Il percorso dei vinai” oltre a quello dei trippai, per segnalare realtà interessanti senza cucina. Hanno festeggiato le nozze d’argento, Ciro, Riccardo ed Emilio, e continuano ad educare in letizia frotte di turisti, ma anche di fiorentini, disposti a venire a piedi e sfidare la ZTL pur di avere il modo di non bere alcol invano. E con loro è possibile
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