Il ricordo incide sempre di più con gli anni che passano, le memorie dell’infanzia affiorano alla mente che è un piacere, soprattutto in occasione delle festività. E la tradizione delle uova benedette per il giorno di Pasqua compare, con sprazzi legati alla campagna dove si trascorreva la Pasquetta.

pexels-yuan-cao-12481870Da piccolo non amavo le uova sode anzi, le odiavo proprio. Diciamo che non era solo colpa mia, anche i cuochi della mensa scolastica e mia madre ci mettevano del loro. Nel primo caso, le uova venivano servite verdi, puzzavano di solfuro ferroso, che si formava perché venivano lasciate raffreddare a temperatura ambiente: a questo si univa un aspetto sgradevole ed un odore disgustoso, difficile che potessero attrarre un bambino affamato di cibi golosi. Mia madre, invece, non sopportava il tuorlo completamente cotto, forse perché inconsciamente anche lei aveva passato la stessa esperienza e quindi creava l’ibrido dell’uovo con il tuorlo con la goccia: non sodo ma nemmeno barzotto, quella consistenza che diventava difficile da gestire,anche se l’aspetto era indubbiamente migliore: Per questo motivo  le uova sode facevano la loro comparsa sul desco familiare raramente.

Il giorno di Pasqua le uova erano un piatto obbligatorio da preparare, e da piccoli facevamo anche la decorazione sul guscio: la domenica venivano fatte benedire e poi almeno uno consumato “per devozione” come diceva mia madre, quindi il giorno dopo, durante la gita di Pasquetta, dovevano essere fatte rotolare in un prato e chi la lanciava più lontano riceveva non ricordo più  quali benefici.

pexels-mikhail-nilov-6957667L’importante per me è che venissero distrutte, già l’averle dovute trangugiare sciolte più o meno in una minestra era una sofferenza troppo grande, da sopportare per quello che seguiva come portate successive, lo scopo era quello di non sentirne parlare a lungo. Da allora però le cose sono cambiate e con le uova sode ho un rapporto sereno, anche se le considero uno spreco gustativo. Da sole, “nature”, semplici non hanno per me motivo di essere consumate: adoro “les oeufs mayonnaise” francesi, uovo su uovo di consistenza goduriosa e grassa; altrimenti le uova sode  vanno bene quando il tuorlo viene tolto, passato e mescolato con ingredienti dei più disparati, dalle acciughe ai cetriolini, passando per la paprica o il tonno, in ordine sparso per poi tornare nel mezzo uovo, stavolta ricche di spezie, profumi e sapori. Mi stuzzicano le uova  in un panino, quando vanno a fermare sapori accesi o contrastano le acidità presenti, mi fanno sorridere quando sono colorate con barbabietole o spinaci , con l’albume che cambia colore e magari anche il sapore si trasforma. Ma il ricordo che mi è rimasto è di quando, ventenne, andai a Venezia e vidi le persone che mangiavano l’uovo sodo dal bacaro, al mattino per creare quella base necessaria all’assunzione di vino  a colazione: da allora le ho interpretate come cibo di servizio, senza funzione di godimento palatale. E l’uovo sodo tagliato a metà e messo in un piatto da solo mi mette tristezza: è un alimento che dà il meglio di se’ in compagnia!

Credits photo Alena koval, Yuan Cao, Mikhail Nilov

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