I ricordi di infanzia possono essere venati da elementi nostalgici, legati semplicemente al tempo che passa, oppure farsi concreti quando si affronta il cibo. E la domenica porta con se’ questo aspetto, soprattutto quando uno ha vissuto in una famiglia nella quale il lato gastronomico era importante. La gita domenicale, per i miei genitori, era strettamente collegata a scegliere una trattoria dove mangiare, il resto non era poi così basilare. E quindi, ecco una versione di tagliatelle, che portano con se’ un sapore particolare, non consueto, che si fissa nelle papille gustative inserite nel cervello.

La pasta

è iper classica nella preparazione, ovvero un uovo a testa, la farina che riesce ad assorbire, equamente divisa tra grano duro e grano tenero.

Lo spessore

quando il tempo, la voglia e l’entusiasmo lo permettono, stesa a mano con il matterello, la pasta acquisisce uno spessore non finissimo, che renda poi le tagliatelle masticabili con piacere.

La salsa

Cipolla tritata finissima, fatta scaldare senza niente, poi, quando inizia ad asciugarsi, olio EVO, salvia e rosmarino, che poi tolgo, come i due spicchi di aglio, quando avranno trasferito tutto al soffritto. Sale e pepe, poi la rosticciana o costine di maiale, ad insaporire e far trasferire ancora grasso al fondo. Vino bianco, fatto evaporare, la carne disossata e rimessa all’interno, un cucchiaio di concentrato, poi lardo a cubetti, funghi secchi ammollati. Cottura sufficiente ad amalgamare bene il tutto

Il finale

La pasta cotta in acqua, senza olio, viene messa nella salsa. Essendo spessa, regge e si insaporisce: A parte, ho fatto saltare carote e sedano a cubetti in olio, bagnati con succo di limone e li aggiungo quando la pasta termina la mantecatura con parmigiano misto a pecorino

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