Non tutti i pranzi al ristorante sono uguali, anche per un critico che lo fa pe rlavoro: tanti fattori li possono condizionare, dal momento storico in cui vengono effettuati, dall’ambiente, dai piatti e dal servizio. Ma ieri era un giorno particolare…
Non mi ricordo nemmeno la prima volta che sono entrato a La Tenda Rossa, giornalista era ancora una parola lontana riguardante la mia professione, e frequentavo ancora il corso per sommelier da allievo: sono passati più di trent’anni e tutte le volte l’arrivo era un rito che si compiva secondo schemi classici: suonare il campanello sulla porta rossa, essere accolti e accedere al salotto con i divanetti, dove sedersi per l’attesa dell’aperitivo o accomodarsi prima della partenza per un distillato, un luogo dove si mescolavano risate, confidenze, chicchiere ad ampio raggio..
Il flash back termina, rewind veloce, oggi c’è un nuovo locale che ha aperto i battenti nello stesso luogo , dal nome che è una dichiarazione programmatica di intenti: L’Artusino, ovvero il libro del grande gastronomo romagnolo preso come testo dal quale attingere dalla tradizione culinaria. Marco Gamannossi e Marco Tomberli in cucina, Clio in sala, squadra già presente in un locale completamente diverso di Firenze, Magnificenza alle Cascine. Il coraggio non manca per aprire in pieno lockdown, l’ardimento è sempre da approvare. Gli arredi non sono cambiati, però l’ambiente da osteria viene ricreato grazie a tavoli in legno fatti anche con le cassette che contengono i vini pregiati. La scelta delle pietanze è giustamente ristretta, considerando il periodo, ma potrebbe essere anche uno stile che proseguirà nel futuro: obiettivo dichiarato, infatti. è quello di lavorare con artigiani locali, scoprire eccellenze sconosciute anche nei vini. La scelta delle etichette non è affatto banale, ed i ricarichi adeguati, che permettono di stappare con una certa letizia anche vini curiosi. partenza con crostone di cavolo nero, fagioli zolfini, olio novo e rigatino: corretto, un po’ bruciata la fetta di pane, ma equilibrato l’insieme. Vero piatto comfort lo sformatino di zucca con fonduta di pecorino, pietanza rifugio senza sorprese, gradevole. Calibrati e saporiti i ravioli di lampredotto con sugo scappato, anche profumati, appena gommosi gli gnudi alla maniera dell’Artusi. Tra i secondi, volendo, scelta di grigliata mista, bistecca o lesso alla fiorentina. Si chiude con ristretta scelta di dolci, dove si distinguono gli gnocchi di latte con crema al cioccolato. Un po’ timidi, nei profumi e al gusto, da provarli in futuro. Il servizio è caldo, sorridente, per niente distante.
Antipasti 7 13 euro, primi 7 12 euro, secondi, escluso bistecca, 9 15 euro, contorni 4,50 dolci 4,50 5,50 Coperto 1,50 euro
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