Se dovete pensare ad un frutto succoso, dissetante, gradevole viene spontaneo associare queste virtù all’arancia. Il succo di questo agrume contribuisce a lenire le sofferenze date dall’arsura data dal caldo, anche in inverno, per chi corre o chi riscalda troppo la casa, , senza appesantire con troppe bollicine.
Spiacevole controsenso è quello di averla ottima in inverno, quando è in estate che avremmo maggiore necessità di un prodotto conosciuto principalmente per le sue proprietà terapeutiche, più che per il suo utilizzo in ambito gastronomico. A parte quindi il contenuto in vitamine, sali minerali e altro, l’ arancia rimane famosa in cucina per un piatto che ha rappresentato, nell’immaginario collettivo italiano, l’idea di cucina di lusso e ricercata: l’anatra all’arancia, arrostita, quindi bagnata con il succo d’arancia e magari anche un liquore, sempre aromatizzato all’agrume e servita con la scorza tagliata a filetti sottili. Negli anni ’70 rappresentava il massimo della creatività e della finezza: faceva tanto “chic” invitare gli amici ad una serata di cucina francese dove, in mezzo a mousse, gelatine e terrine, svettava il piatto forte costituito appunto dall’anatra.
Con l’avvento della “nouvelle cuisine”, il legame tra arancia e piatti salati è cresciuto, legando il frutto ad elementi quali crostacei, frutti di mare e carni bianche. Sui primi piatti, bisogna utilizzare grande attenzione, un abuso di scorza può diventare letale, in dose giusta è il modo di far svoltare il piatto. Parlare di arancia nei dolci appare quasi banale: ingrediente essenziale della crostata di frutta, grazie al suo colore acceso, viene ben utilizzata anche nei semifreddi e nelle bavaresi. Da non dimenticare, infine, che il succo di arancia , oltre alla scorza che aromatizza lo succhero, costituisce uno dei componenti di un piatto altrettanto mitico, che colpisce l’immaginario collettivo:le crêpes suzette.
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