Letteralmente tutto il vino di Lamole a Enoteca De’ Giusti! I nove produttori della piccola UGA del Chianti Classico nel comune di Greve in Chianti, si sono dati appuntamento a Firenze, nella bella enoteca di via Giusti.

Tutti i produttori di Lamole e due intrusi: quelli senza bottiglia!

Lamole è uno dei territori del Chianti Classico con la grazia della leggerezza. A Lamole la combo altitudine e terreno sabbioso si traduce in profumo, agilità e freschezza. Aggettivi spesso riassunti in un’unica parola: finezza.

Ecco qualche considerazione personale e parziale :-D.

1.Appuntamenti così sono preziosi per noi addetti al settore; poter godere dei profumi di Lamole in città, in panoramica completa e in orario e giorno compatibili coi nostri turni improbabili è cosa più unica che rara. Perciò bravi tutti, produttori e organizzatori, che sia l’evento apripista per altri così.

2.A Lamole bisogna tirare fuori tutto il nerdegustatore che si nasconde in noi, che cerca il difetto più che il godimento, per trovare un vino faticoso o non buono. Con le differenze di stile e interpretazione che possono piacere più o meno a livello personale, alla fine io li berrei tutti, senza troppi discorsi. Ne amo la trasparenza, che non è assenza di colore, ma esaltazione a mille di tonalità di rosso che brillano di acidità.

3.A Lamole dici Castellinuzza e rispondono almeno in 3. Bisogna essere precisi, come in tutte le cose del resto

4.Il confronto fra le due Gran Selezione Vigna Grospoli, come non farlo? Sembrava fossi lì apposta! La 2016 di Fattoria di Lamole/Paolo Socci e la 2019 di Lamole di Lamole. Bevuti uno accanto all’altro sono diversi assai, ma non senza tratti comuni. Energico, dal sorso ancora scandito dal tannino il Vigna Grospoli Antico Lamole. Forte e compatto in ingresso, chiude con una leggiadria che all’attacco non era così evidente. Dall’altra parte c’è la gioventù della 2019 di Lamole di Lamole, c’è polpa e ritrovo quel tannino grintoso che è territorio che va oltre la singola mano. E anche qui, a fronte di una esuberanza giovanile c’è agilità di sorso che sorprende. 

4.La novità: Il Campino di Lamole Chianti Classico Testardo 2019 e 2020, rispettivamente prima e seconda annata prodotte. Ben vengano i nuovi arrivi: più Lamole c’è, meglio è. La 2020 è scattante e promette bene.

5.Tra i vini presenti, quelli che berrei a due mani, ovvero a canna:

  • Le Masse di Lamole Chianti Classico 2020, vedi l’etichetta e ti innamori. Il resto è solo in discesa, con botte di castagno inclusa. Tradotto nelle parole tanto di moda, ecco un vino “della tradizione”: sa di sangiovese, dai tratti un po’ crudi, essenziale e godereccio.
  • Podere Castellinuzza Chianti Classico Riserva 2020. Un vino così buono è illegale! Spiegato con altri termini, in bocca si regge su un equilibrio perfetto tra freschezza e spessore, reso ancora più aggraziato da un tannino setoso e un finale leggermente speziato.
  • Juri Fiore, Non Lo So Chianti Classico 2020. Solo chi sa ammette di non sapere. Io non saprei se ordinarne un pallet o più. Il sorso è essenziale, preciso e maledettamente goloso.
  • Castellinuzza (proprietà Cinuzzi) Chianti Classico Gran Selezione 2017. Raramente scelgo una 2017 di Toscana. Questa è l’eccezione. Non v’è traccia di surmaturazione e tannino secco.
  • I Fabbri Chianti Classico Riserva 2019. Mani alzate per un vino in stato di grazia nel pieno della calura estiva. Sempre per dirla con parole più consone, qui il territorio si concentra al naso, tra note di terra, ferro, freschezze floreali e un sorso vivace cadenzato da acidità e trama tannica saporita.
  • Lamole di Lamole Chianti Classico Gran Selezione 2018 Vigneto di Campolungo. Vino dalle mille S: sabbia, seta, solido, suadente, scorrevole, Si e Si.

 

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