Si era svegliata tardi, quella domenica mattina, complici le goccioline che aveva preso la sera prima di andare a letto. Un lungo sonno ristoratore che non le capitava da tempo, troppo spesso ferma a leggere un libro, anche alle tre di notte, spesso in situazioni strane, come il mese prima nel b&b a Milano, costretta ad uscire dalla stanza dove non entrava aria condizionata e prendere refrigerio in cucina. Però anche se l’ora di pranzo era quasi passata, essendo le due di pomeriggio, si sentiva tranquilla e serena, malgrado una serie di discussioni.
La sera prima aveva fatto tardi, una cena con a seguire una lunga chiacchierata al bar e poi il ritorno a casa. Con Alberto si trovava bene, aveva recuperato un rapporto che si era interrotto qualche anno prima, era una cena per la quale lui insisteva da tempo e finalmente si era fatta convincere. A suo tempo se ne era innamorata, ma il suo comportamento l’aveva fatta desistere: era da prendere con le molle, adatto per una serata divertente, intesa per cibo e vino, e magari anche musica, anche a letto non si era dimostrato un grande amatore. Amava molto pavoneggiarsi, vantare amicizie altolocate, di personaggi che visti da vicino erano l’emblema della noia e dello snobismo, ma lui si trovava bene insieme a loro, mancava di personalità, un cavalier servente nato. E anche lei, in fondo, quando era uscita fuori insieme a cena, aveva trascorso serate piacevoli e leggere: solo vini francesi, perché il cretino alto spendente che pagava per tutti gli pseudo esperti c’era sempre in quel caravanserraglio, ristoranti di grande divertimento ma non certo gourmet, le battute si sprecavano ma non arrivavano mai ad essere volgari. Quello le succedeva con Marco, un buono e rozzo individuo che l’aveva portata in luoghi dove non avrebbe mai messo piede, con amici semplici e paciocconi, ma aveva avuto il merito di farla uscire di casa tardi, farle fare tardi davvero, appartarsi in macchina, cosa che lei aveva sempre odiato m a le aveva donato un certo brio, e poi ripartire e fare chilometri di strada guidando quando era quasi mattino, Il dopo cena per lei era solo una grande voglia di andare a dormire. Questa era una cosa che gli succedeva spesso con Luca, il suo compagno ( o quasi): eppure con lui si trovava bene su tutto, sarebbe quella che si può definire una scarpa perfetta, ma non c’era più l’attrazione di un tempo. Bene per mangiare insieme, discutere dei massimi sistemi, ma a letto non funzionava più come prima, il pensiero le vagava altrove, soprattutto su una persona.
I primi tempi era davvero esaltata di uscire con lui, anche se si ostinava ad ordinare ostriche e frutti di mare, pesce crudo, tutti ingredienti che lei odiava, ma che era costretta a mangiare per lui. Poi si era finalmente ribellata, ai plateaux di fruits de mer, alle bollicine perennemente presenti, ed aveva preso in mano la situazione. La portava sempre in ristoranti intriganti, ma si stava annoiando un po’ nello schema di rapporto. “Certe emozioni non ritornano” pensava a volte e soprattutto le accadeva dopo l’incontro con Antonio. Un personaggio attraente che era entrato nella sua vita in maniera subdola. Prima un messaggio su FB, poi il telefono, un tampinamento costante e quasi ossessivo, Un po’ la spaventava quando vedeva il messaggio, ma aveva quel fascino maledetto che la riportava sempre a rispondere e contattarlo. Dopo un mese di corte serrata, decise di incontrarlo, l’aveva invitata a cena a casa e decise di andare. Telefonò a Francesca, la sua migliore amica, avvertendola di dove andasse, un po’ di timore lo conservava, e, una volta giunta, lo vide e capì cosa sarebbe accaduto dopo. Fu immediato, bastò lo sguardo, la sua testa calva perfetta, la voglia di accarezzarla immediata, un bacio per niente fraterno.
L’aspettava cucinando e aveva azzeccato il menu: niente pesce o crudo di sorta, un antipasto a base di sfoglia ripiena di salsiccia e stracchino, un raviolo semplice ma ben fatto, ma soprattutto fu il piccione a colpirla. La sua maestria nel prepararlo, di lavorare con il fuoco, di maneggiare vino e spezie: si trovo nel piatto un petto rosa, una coscia croccante, un profumo infinito. Quel piatto fu terminato a fatica , si trovava già stesa sul tavolo, per l’inizio di una notte che si rivelò rovente. E ne seguirono altre, con entrambi che si stimolavano a vicenda: bottiglie di vino da aprire insieme, piatti da provare ma anche il prima e il dopo, riuscirono a fare mattino alternando il letto al bere e alla tavola e certo non si sentiva stanca. Lei preferiva vedersi a pranzo, il momento migliore per l’amore, per lei, era da sempre il pomeriggio, e furono sei mesi di fuoco e passione intensi. Luca c’era sempre, certo, ma non si sentiva certo in colpa per come si stava comportando, lui in passato gliene aveva fatte passare molte, e certo era una certezza sapere che su di lui poteva contare, anche sulle cose pratiche. DI sicuro, non poteva visitare con altri i luoghi che vedeva con lui, non sarebbero stati all’altezza, rozzi e cafoni, ma soprattutto ignoranti. Ed aveva fatto bene, Antonio decise di punto in bianco che il gioco era finito, avvertendola che aveva trovato un’altra donna ma che le sarebbe voluto rimanere amico: un grande classico al quale lei reagì con un’alzata di spalle. Certo che se Luca se ne fosse accorto, allora sarebbe stata una tragedia, un terremoto e delle macerie sarebbero rimaste a causa di un personaggio indubbiamente forte e aitante ma maniacale e insicuro.Tirò un sospiro di sollievo allo scampato pericolo ma la testa era pesante, il ragionamento non riusciva a fluire,l’amaro in bocca della sera era rimasto e doveva farsi un caffè molto forte: in quel momento vide sul telefono un messaggio di Luca, lo lesse e si bloccò. Iniziò a scuotere il capo e capì improvvisamente che non tutto poteva andare sempre come previsto. In realtà lui le scriveva che aveva capito tutto e preferiva staccare la spina: lei realizzò di aver perso tutto per un capriccio stupido. Lasciò la caffettiera e decise che era il momento giusto per aprire la bottiglia di rum.
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