“L’albero non giudica nessuno, è lì dritto nel cielo con tutta la sua gentilezza e meraviglia. Il suo tronco riposa e rasserena. E I rami non fanno mai polemiche con il mondo. Offrono solo ombra e colori”

PaesaggioNei giorni che precedono la primavera mi ha sempre colpito come la vita si riappropri del mondo, come la linfa risvegli i colori, la luce , i rumori…Da sempre mi colpiscono gli alberi. Soldati silenziosi che ci accompagnano ogni giorno della nostra vita ma che spesso fanno così parte della nostra vista quotidiana che non gli diamo il giusto risalto. In primavera è come se chiedessero improvvisamente attenzione, rami inermi e marroni si riempiono di vita , dispiegano le foglie verdi e tenerissime e diventano protagonisti di stupore.

La sopravvivenza e tutela delle foreste è fondamentale per la nostra esistenza, ogni anno il pianeta è sotto attacco per incendi che non si fermano, deforestazioni che neanche il Covid19 ha rallentato, interessi economici che mettono a repentaglio la sopravvivenza del nostro pianeta. Ogni foresta è uno scrigno di vita e biodiversità, le radici stoccano nel terreno l’anidride carbonica e la trattengono. Ma il cambiamento può e deve partire dalle piccole cose, ogni cittadino può fare la differenza tutelando e rispettando l’ecosistema in cui vive proprio come diceva l’ambientalista Wangari Maathai premio Nobel per la pace: “le piccole cose fanno la differenza, la mia piccola cosa è piantare alberi”.

Albero al soleGli alberi convivono da sempre con l’uomo e con le pratiche agricole.Nella mia esperienza di vignaiola, gli alberi sono strettamente legati al concetto antico di viticoltura.L’albero si può considerare il principe consorte della vite avendo spesso assolto alla funzione di silenzioso supporto al suo sviluppo rigoglioso e quasi sfrenato. Gli aceri campestri, un tempo venivano maritati alla vite, fornendo un fusto a cui appoggiarsi per crescere e delle braccia alle quali appoggiarsi allungarsi, per stendersi languidamente, grazie ai rami potati a candelabro. Venivano così disegnati campi nei quali grano, avena, orzo erano punteggiati da radi alberelli disposti in filari. Nei vigneti specializzati invece i fili sui quali la vite si sviluppa e si stende per far maturare i sui frutti al sole, erano sorretti da filagne dell’albero di castagno. Sempre il castagno forniva un sicuro e duraturo sostegno con i pali di testata. Nei vigneti più moderni  il pino ha assolto a queste funzioni ma oggi siamo tornati ai bellissimi pali di castagno non sbucciati, più storti forse del pino ma pieni di vita e storia.

Salici disposti ad hoc lungo i fossi camperecci, venivano usati per legare i tralci di vite. I loro lunghi e flessibili rami dell’anno stringevano delicatamente i tralci, come le dita di un uomo trattengono distese con amore, le braccia dell’amata. Infine sempre l’albero (castagno, rovere, ciliegio, ginepro)  forniva le forti braccia che avrebbero cullato per mesi  il loro figlio , il vino, perché si sviluppasse  tranquillo e al sicuro nelle botti, tonneaux, caratelli, trasferendogli con ferma dolcezza la propria essenza .

albero e viteOggi si scelgono le essenze di rovere perché più rispettose degli aromi intrinsechi dell’uva e che con pazienza riescono a far esprimere la loro potenza in eleganza e gusto.La quercia da Sughero (Quercus Suber) ha fornito dal tempo dei Greci la possibilità di sigillare i contenitori, in particolare le anfore. Il sughero è un isolante termico, galleggia ed è elastico, permette di contenere e sigillare. Merito speciale lo ha avuto Pierre Dom Pérignon, secondo la tradizione, papà dello champagne. Il famoso monaco benedettino fu l’inventore anche del tappo di sughero. Questa invenzione permetteva di “imprigionare” il vino frizzante e il gas contenuto nel liquido. Ancora oggi, se pur talvolta contestato e oggetto di studi per problematiche che può creare ai vini, è fondamentale per la conservazione ed evoluzione dei vini soprattutto quelli a lungo invecchiamento. Colpisce come il sughero che chiude il cerchio del ciclo del vino assolva il ruolo di protezione come in natura fa la corteccia della sughera per il suo albero. Alberi e vino in un intreccio senza fine.

La vita degli alberi è sempre stata intrecciata con quella dell’uomo, non solo materialmente come quella di altre piante, fornendo materiale da costruzione, alimento, ma anche spiritualmente fornendo ispirazione, luogo di raccoglimento, di concentrazione e simbolo. Basta pensare all’Olivo simbolo universale di Pace e rinascita.

alberoDedico questo mio pensiero a chi tutti i giorni si occupa della cura e rispetto dell’arboricultura. Il loro silenzioso lavoro non risuona ma è fondamentale per preservare un ecosistema indispensabile per la vita. Penso ai tecnici delle comunità montane oggi trasformate in Unione dei Comuni , alle guardie che sorvegliano tagli boschivi, gestiscono il territorio e lo tutelano contro gli incendi. Il loro colore è il verde smeraldo , colore della natura rappresenta l’abbondanza e tutto ciò che fluisce costante e arriva a noi. Simbolo dell’equilibrio fatto di Armonia e Amore.Verde smeraldo perché le pietre donano questo senso  di equilibrio e radicamento con l’ambiente e la calma necessaria per raggiungere i propri obiettivi proprio come le radici degli alberi . I loro volti sono tanti per tutti i dottori forestali che proteggono i nostri boschi locali Duccio Bacci che in particolare mi ha permesso di ripercorrere  la storia degli alberi come affascinanti compagni di viaggio dell’uomo, Rudi Colom,  Antonio Ventre,  Jacopo Battaglini, le guardie Gianluca, Maurizio, Stefano perché in ognuno di loro vive profondo il rispetto per un patrimonio fondamentale per la nostra vita, che non chiama pagine di giornale … è un patrimonio silenzioso che riveste un ruolo ecologico fondamentale.

alberoOgni seme messo nel terreno è un gesto di fiducia nel futuro e un atto di generosità per le prossime generazioni. Curare i luoghi dove si vive è curare la bellezza che diventa parte di te, curi i luoghi e loro ti ripagano facendoti stare bene…gli alberi allora affondano le radici nella terra ma ti permettono di toccare il cielo.

Foto di copertina di Giacomo Roggi Scultura di Andrea Roggi

 

 

 

 

 

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