Piccolo riassunto per chi non ne fosse al corrente: è uscita la guida Michelin, la “rossa” come viene chiamata dagli addetti ai lavori e le valutazioni espresse suscitano sempre vivaci reazioni, spesso contrastanti, in base soprattutto alla capacità mediatica dello chef coinvolto. Il 2016 è stato caratterizzato dalla perdita di una stella del Combal Zero, che vede al timone da sempre Davide Scabin, personaggio a tutto tondo, in grado di suscitare forti emozioni a chi si accomoda alla sua tavola, ma anche al di fuori dalle cucine non è certo persona comune, per la sua capacità di attrazione, il suo essere istrionico che lo potrebbe tranquillamente vedere su un palco a recitare. Molte le proteste che si sono levate sulla decisione della guida, fino ad arrivare alla provocazione di Bob Noto che ha iniziato a far rimbalzare sul web prima la frase “Je suis Scabin” e poi “Ich bin ein Scabiner” suscitando la reazione di Dagospia, che ha pubblicato un articolo piuttosto critico all’utilizzo di un tale simbolo(ancora non era uscito il fotomontaggio berlinese…). Magari stupisce che proprio un sito abituato a dissacrare e provocare si esponga , però leggendo tra le invettive, è innegabile che si tocchi un punto nevralgico: l’autoreferenzialità del settore gastronomico. Una “provocazione d’artista” quella di Bob Noto? ” I vignettisti di Charlie Hebdo sono morti proprio per difendere il loro diritto di essere “vergognosi, volgari e irrispettosi” nei confronti di chiunque.” dichiara sul suo profilo FB. Di conseguenza,loro stessi possono essere oggetto di volgarità,mancanza di rispetto e di vergogna, sembra di capire. Si, ok, loro sono morti e nei fumetti si mettevano in gioco su temi fondamentali della vita, ricordarsi ogni tanto che non esiste solo la cucina la mondo non sarebbe poi cosa sbagliata. Intanto, se doveva essere fatta comunicazione e clamore, lo scopo è stato raggiunto
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