TESTO DI FEDERICA BONACCHI
Siete mai stati a Montecarlo di Lucca? Andateci. “Siede sulla cima di un poggio quasi isolato, alla cui base scorre verso scirocco la Pescia Minore o di Collodi…”.
Intanto, “Carlo” del nome Montecarlo è Carlo IV, quello famoso, la cui importanza è dovuta non tanto alla circostanza trascurabile di essere poi divenuto imperatore, quanto al fatto che ha aiutato Lucca a liberarsi dai pisani…
Lasciate l’auto fuori dal borgo e percorrete a piedi la via principale. Da Castruccio Castracani a Pietro Accolti, da Sant’Andrea alle Quattro Porte, tanti saranno i richiami alla storia di questo borgo medievale, in cui tutto è spolverato e tenuto in ordine, eppure l’insieme non è finto né stucchevole. E poi ha questa capacità, non banale, di far vedere tutto dall’alto.I borghi medievali sono spesso – e non a caso – arroccati su promontori, ma altrettanto spesso sono occlusi e costretti… Montecarlo, invece, è tutta un affaccio. E ovunque, quel panorama semplice eppure straordinario vi terrà inchiodati con i gomiti sulle balaustre e sui muretti.
E proprio fuori dalla Porta….Nuova, dove il panorama vi viene incontro e vi abbraccia, vi attende il giardino del ristorante Forassiepi: 200° di skyline di campagna toscana DOC.
Sono andata a pranzo al Forassiepi in piena zona gialla, dopo quel terrificante intercalare di rosso e arancio cupo, pertanto la disposizione d’animo era già orientata alla forte positività. Il panorama è il protagonista assoluto non solo della terrazza – godibile in estate – ma anche dell’interno, grazie alla parete lunga piena di finestre. Entrando in sala non avverto affettazione, complice forse la luce distensiva che, all’ora di pranzo e con il sole, entra abbondante e rilassa i toni e i modi. Il personale di sala è ineccepibile: alti livelli di professionalità.
Il menu comprende una scelta molto vasta di pietanze di carne e di pesce, e poiché lo chef Antonio Pirozzi ha fama di avere il mare tra le dita, scelgo di provare due dei celebri “Primi d’aMare” e due dei “Secondi con il mare in bocca”.
Una carta dei vini eclettica, con centinaia di etichette per oltre metà italiane e per il resto delle migliori zone vitivinicole del globo. Selezione accurata e competente, rispettosa dei grandi nomi ma anche attenta ad alcune chicche enologiche per intenditori. La mia scelta è caduta su uno Chateauneuf-Du-Pape Roque Colombe 2014.
Ovazione per gli spaghetti con gambero rosso, polpa di riccio e panatura al nero di seppia che autoproclamo patrimonio dell’umanità. Infatti, mentre la polpa di riccio ammanta e seduce la bocca, tanto da farmi socchiudere le palpebre, la panatura al nero mi costringe a sgranocchiare: l’armonia c’è tutta. Ma non avevo ancora assaggiato il risotto mantecato al pomodoro, burrata, tonno appena scottato e caviale di limone. No vabbé, il caviale di limone: cinque o sei piccolissime sfere semitrasparenti capaci di dare equilibrio al riso e alla burrata, nonché di accompagnare il tonno appena scottato con quell’impercettibile crepitìo al contatto col palato.
Per i secondi piatti, nel cuore di baccalà al forno con tortino di ceci, olio al rosmarino e cipollotto in agrodolce, è divertente l’inganno visivo che il tortino sembra polenta ma non lo è. E il tonno su gazpacho tiepido con puntarelle, sfere di burrata, acciuga e polvere di cappero è una vera tavolozza del pittore, peccato per quella puntarella! Lasciata intera, alla maniera un po’ “nordica”, l’ho trovata un po’svilita povera puntarella che per altro adoro. Forse sarà per quello!
La carta delle “Dolci Tentazioni”, mi ha tentato con un ottimo cremoso al fior di latte con cachi, amaretto e crumble al cioccolato.
La voglia di tornare a godere di questi momenti è tanta, la voglia dei ristoratori di tornare al lavoro a regime è altrettanta. Quale momento migliore per farsi trasportare dall’abilità e sensibilità dello chef Antonio Pirozzi in un percorso armonioso e di grande soddisfazione.
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