Beh, è stato come scoperchiare un vaso pieno di aromi: tutto quello che esce mette in moto un bel meccanismo di sensazioni che fanno riaffiorare ricordi e quindi, grazie all’aiuto di alcuni amici, sono andato avanti nella ricostruzione di una Firenze ristorativa che non esiste più. E’ vero, tanti sono i ristoranti trasformati in altri locali, magari di cucina etnica, ma di quelle porte che se ne sono chiuse definitivamente, ne esistono eccome. Vediamo insieme quali vivono solo nei ricordi
DULCAMARA a Serpiolle
Erano gli anni Ottanta quando Tommaso Colombini trasformò una villa in un ristorante, dapprima sotto forma di circolo, come usava in quegli anni, per poi dopo farlo diventare un ristorante vero e proprio. Bell’esempio di cucina creativa, un posto magico una volta raggiunto poi, la voglia di smettere per dedicarsi ad altro, la ripresa per trasformarlo in “Uso cucina” ovvero una sorta di ristorante da affittare a piacimento, fino a chiuderlo definitivamente per vendere. Oggi è una casa privata ma vive davvero tanto nei ricordi di molti
LORDO a Fiesole
Per i parametri odierni, un posto che non potrebbe nemmeno più esistere, troppo stretto, fumoso, ma con una cucina semplice e, per l’epoca, innovativa, che lo portò ad avere una fila perenne. Il servizio era veloce e sbrigativo, poco tempo per indugiare a meno di essere gli ultimi avventori e quindi si poteva fumare l’ultima sigaretta ancora seduti. Ora è un magazzino
GAUGIN in via degli Alfani
Jean Michel Carasso mi ha ripreso sempre su questo blog, per essermi dimenticato ed ha ragione, del primo esempio di un ristorante che, senza pesce e senza carne, aveva cercato di intraprendere una nuova via del ristorante vegetariano alternativo, basato sulla qualità della materia prima e della lavorazione accurata. Come ha detto lui stesso, ha smesso quando stava per diventare di moda
IL CUSCUSSU’ di via Farini
Ora che a New York sono di moda i “ghost-restaurants” a Firenze ne avevamo uno senza saperlo. C’era un fascino strano nell’avvicinarsi al condominio posto di fianco alla SInagoga, suonare un campanello e salire le scale oppure prendere l’ascensore. Arrivati al pianerottolo, si apriva la porta di un appartamento e si svelava il ristorante, ricavato da due appartamenti uniti, con un buffet dove si trovavano piatti di cucina nordafricana e, ovviamente, il cous cous. Un’esperienza più di vita che gastronomica, comunque da fare.
LE RAMPE in via Poggi
Posizione fantastica, a due passi dal piazzale Michelangelo, nel corso degli anni è stato ristorante, poi pizzeria fino ad arrivare al fallimento e poi a rifugio di clochard, per essere poi messo ora, da parte del Comune, ad avviso pubblico per intervento di valorizzazione. Ci sarà qualcuno che avrà forza e coraggio per far resuscitare un luogo così depresso? Eppure potrebbe sicuramente essere un luogo che può di nuovo far sognare
ALESSI in via Bolognese
I racconti di chi c’è stato, in quei pranzi lunghissimi, con un numero innumerevole di portate, sono quasi fantastici, con la giornata o la serata dedicata unicamente a quel pasto abbinato alla musica, dove le pietanze erano un contrappunto doveroso e logico. Alessi si è poi trasferito in centro, un primo tentativo in piazza SIgnoria, e poi in via di Mezzo, a La pentola dell’Oro, ma quella villa dopo Trespiano rimane lì ad imperitura memoria a ricordare un’epoca fantastica.
Credits informagiovani.obizzi.it
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