Bella presunzione, lo so, parlare di MIEI tortelli di patate quando nel Mugello, terra di origine di questo piatto, cambiano in ogni casa, ed in una regione di campanili come la Toscana, chiaro che ognuno pensi che la versione migliore sia la propria. Nel passato, quando il sapere culinario si trasferiva al femminile, la nuora si scontrava con l suocera rispetto ad una ricetta che veniva trasferita negli anni e che non voleva essere abbandonata: andava meglio alle famiglie in cui una figlia era comunque presente, per continuare la tradizione. Piatto povero per eccellenza, fa saltare qualunque limite mentale quando il ripieno si incontra con un ragù untuoso, che penetra nelle patate, le insaporisce e poi il boccone avviluppa il tutto. Malgrado la pesantezza, nati com’erano come riempistomaco per sfamare, diventano pericolosi, per la loro capacità di seduzione che li fa entrare in bocca uno dopo l’altro. Quindi, per me il condimento è con un ragù, di maiale, manzo e salsiccia, e magari vi andate a guardare la versione qui. Per il ripieno, le patate le lesso ma, se posso, le cuocio al forno: rimangono asciutte e saporite. Poi le passo al passaverdure a fori sottili, quindi faccio battutto fine ed abbonfante di aglio e prezzemolo, lo metto a rosolare con olio EVO, quindi un peperoncino o due, dipende dalla quantità, sale spezzato e cottura a fuoco alto, sempre al limite. Dentro il concentrato di pomodoro, subito fuori dal fuoco, un pelato tagliato a cubetti, proprio quel filo di acidità necessari. Mescolo con le patate, aggiungo pecorino come se piovesse, sale,,,,,,,, noce moscata abbondante, scorza di limone grattugiata: E’ fatta. Procedo poi al solito, a fare i tortelli, che non mi piacciono eccessivamente sottili, quindi ci vuole un po’ di più a cuocerli in acqua. Nel ragù ci stanno qualche minuto, non lo metto solamente sopra. Poi inizia la beatitudine
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