Quando si arriva al cenone di San Silvestro,negli anni “normali”,abbiamo sempre assistito a proposte di menu fantasiose,a volte accattivanti, altre volte ridicole, tutte legate da un comune denominatore, ovvero costo maggiorato rispetto al normale, ma nessuno ha mai avuto da obiettare qualcosa, anche se la proposta appariva sovradimensionata alla possibilità del cuoco e del servizio.

Champagne

Fa parte del gioco,verrebbe da dire, nel volersi divertire almeno per una notte all’anno, e passare così una serata diversa dal solito, quindi ognuno cerca di farlo come preferisce. In molti non prevedono nemmeno  l’uscita al ristorante e rimangono in casa con gli amici, altri quest’anno sarebbero andati volentieri  in discoteca se solo fossero aperte…altri ancora preferiscono che la cena abbia musica di accompagnamento, sia svolta in abito lungo e smoking, e che siano previsto i fuochi d’artificio finali,insomma ciascuno modulai il piacere a seconda delle proprie esigenze.Dove sta il problema?

Dom PerignonDall’avvento dei social,ogni volta che compaiono le proposte per il cenone di San Silvestro inizia la sarabanda delle proteste e del fatto che sia IMMORALE richiedere determinate cifre solo per dare da mangiare. Evito di riproporre l’argomento quantità di portate e spesa sostenuta che ho già affrontato qui, piuttosto mi colpisce sempre come siano sempre il cibo e il vino l’anello debole della moralità e chi lo propone a determinate cifre rappresenticolui che compie un’azione oscena. Andiamo a vedere in altri settori eprendiamo il caso della moda: si può invidiare chi indossa capi che costano cifre alte, ma non si giudica lo stilista un personaggio immorale.Nel settore auto la Ferrari è inaccessibile alla maggior parte delle persone,ma nessuno grida allo scandalo sul fatto che pratichi tali prezzi. E per caso qualcuno ha da obiettare su prezzi di concerti o match sportivi?

BotturaE come mai il ristoratore o lo chef patron viene messo sulla graticola? Forse perché sul cibo scatta il meccanismo mentale che tutti, o quasi possono cucinare e non è un’azione complicata come cucire un vestito, assemblare una macchina oppure un orologio. E sul concetto di gusto,non solo estetico,ma proprio alimentare, c’è meno ascolto e dialogo.Eppure,proprio per la  natura della proposta, certi ristoranti si rivolgono ad un pubblico ristretto, che si autoseleziona e tutto potrebbe rimanere nell’ambito di una cerchia limitata ma oggi non è più possibile. E non è solo il fatto che grazie all’industria del lusso, anche alimentare, lavorano un gran numero di persone, qui si tratta di libertà personale su come spendere i propri soldi. Nessun ristoratore, che io sappia, ha mai puntato la pistola alla tempia dei propri clienti per convincerli a spendere.

BeckMi fa più paura la quantità di cibo buttato che non viene reimmesso nel circuito alimentare e quindi le persone che rimangono con la fame.

 

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