L’unica volta che ho mangiato wurstel con gola è stato a Vienna: vagavo dal mattino per musei e parchi, non avevo mangiato a pranzo e quel wurstel offerto insieme al ketchup prese il sopravvento sulla mia naturale ritrosia per la salsiccia tanto apprezzata nei paesi del centro Europa.

sushi di wurstelTolto quel giorno, memore di letture fatte negli anni ’80, sui quaderni di controinformazione alimentare , quando descrivevano i wurstel preparati in maniera oscena, con parti di scarto del maiale tenute insieme da polifosfati, ne sono sempre stato alla larga. L’unica concessione è stata quando ho trovato quelli prodotti con carni fresche e di buona qualità, prodotti in maniera artigianale ovvero in poca quantità, ma non ne sono mai stato un estimatore appassionato , pur sapendo che sono un oggetto del desiderio alimentare nascosto da parte di molti: soprattutto li trovo ridicoli da un punto di vista estetico. C’è chi li preferisce bianchi e chi di un rosa carne intenso, chi li vuole con qualche striatura e gibbosità,  in quanto perfettamente lisci non soddisfano. Poi ci sono quelli che li amano piccoli, per eventuali “decorazioni” (sic!) di insalate o tartine e si arriva addirittura a mangiarli così al naturale.

polpi di wurstelLa scoperta di wurstel farciti direttamente con salsa industriale  o formaggio da fondere mi ha quasi spaventato , ma poi scoprire altre specialità amene il sushi di wurstel mi ha lasciato ancora più basito. Senza considerare oltretutto che i salsicciotti teutonici sono particolarmente adatti a preparazioni inguardabilida un punto di vista visivo. Posso capire cosa attrae nel salatino di pasta sfoglia al wurstel ma certo pensarlo abbinato alle insalate di riso decreta la sua cancellazione dalle patrie cucine. Insomma, con il wurstel si è dato libero sfogo anche alle fantasie più recondite di buongustai per caso, amanti del rischio di aumento di colesterolo e trigliceridi senza un motivo accettabile: chiedere a chi li mangia gratinati con besciamella o fritti e successivamente coperti di cheddar.

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