Credo che nella morte, umano accadimento al quale noi tutti siamo attesi, sia importante quello che rimane della persona scomparsa: e quello che ha lasciato un giornalista  come Gianni Mura è davvero tanto, oggi che è passato un mese dalla sua scomparsa. Anche nella morte non è stato un uomo di oggi, un milanese che va a fare la convalescenza al mare dopo una malattia , un po’ come succedeva all’inizio del secolo scorso. Solo che poi quella città, Senigallia, che magari lui apprezzava per motivi gastronomici, è stato il suo luogo di addio. 

Gianni Mura

Quando si dice un esempio da seguire, per chi vuol fare la professione del giornalista , il primo pensiero è rivolto a lui, soprattutto per tutti coloro che  desiderano scrivere di sport e, a mio avviso, anche di gastronomia, utilizzando un taglio più del racconto e della narrazione che della semplice critica.. Solo che ti accorgi come non sia possibile elevarlo a ruolo di iniziatore, perché l’unicità appare evidente in tutto il suo vissuto, una persona non replicabile. Certamente un maestro, ma di quelli che osservi con rispetto perché ritenuto fonte di sapere unica, dal quale apprendi seguendone l’esempio. Poliedrico è un aggettivo che rivolto ad un uomo, viene utilizzato a sproposito, diminuendone il significato, quasi a voler rappresentare qualcuno in grado di fare molte cose, nessuna in maniera perfetta. Poliedrico è spesso sinonimo di confusionario, inconcludente, una sorta di tempo sprecato a fare tante cose male e nessuna bene Qui è l’errore: non ammettere che ci possano essere individui che riescono nell’impresa di fare tanto, tutto e bene. Forse il segreto è la cultura, che certo non mancava a Mura: scrivere bene di getto è una dote, ci sono giornalisti che possono rimanere ore attaccati al computer e faticare fino all’ultimo per scrivere un pezzo non indimenticabile mentre per altri c’è solo bisogno di riordinare le idee farle scorrere e poi le parole sgorgano in maniera naturale.

 

Gianni Mura e Gianni Brera

 

 

 

 

 

 

Di lui si raccontano mirabilie, Repubblica ha pubblicato i suoi articoli dettati al telefono, a leggerli si apprezza una lucidità impressionante, capacità di spiegazione e di sintesi estreme. Ma per scrivere in questo modo, oltre al talento naturale ci vuole una naturale propensione alla cultura e Gianni Mura  è stato uno di quelli che  i libri li ha letti davvero, che ha studiato le citazioni senza doverle cercare al momento del bisogno, che ha ascoltato musica diversa dalla massa ed è andato a vedere mostre e musei: tutto quanto immagazzinato si presenta al momento dovuto ed è un piacere analizzare una scrittura così incisiva e profonda. Il merito di Mura è stata poi la generosità e la disponibilità, essere presente con tutti, celebri o meno famosi, ascoltare il mondo senza tirarsela Mai voluto essere un maestro di vita per quanto riguarda gli aspetti salutari, ma lo è stato invece per quello che voleva dire godere appieno di ogni momento che ci è dato da vivere. Entusiasmarsi per un salame come di un vino, di un formaggio o di un piatto di ossobuco, essere curioso di raccontare la vita di chi li aveva prodotti, avere una fame di conoscenza infinita. Speriamo davvero che tutto questo rimanga.

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