La prima volta che lessi il termine ne rimasi entusiasta: si calzava alla perfezione con un’altra espressione,quel “radical chic”che abbracciava però un campo molto più ampio di quello gastronomico.La definizione francese, come è spiegato qui, non riguarda certo solo il cibo, ma osservando alcuni frequentatori del mondo della ristorazione, trovo assolutamente appropriato l’appellativo. Sarà che vengo dalla “base”, come si diceva una volta, o da una vita normale, ma quello che più mi dà noia è l’atteggiamento di chi vive da borghese e fa finta di non esserlo, sputa nel piatto dove mangia(metaforicamente parlando, ovvio, si tratta di gastronomi!) e soprattutto ha un fiero disprezzo del popolino. L’incapacità di apprezzare una cucina semplice, luoghi comuni di ristorazione, ai quali si rivolge una fetta ampia della popolazione è il chiaro specchio di un modo di pensare che tende ad aumentare le differenze e non educa. Sarà che mi porto dietro il lavoro di insegnante da trent’anni, ma la divulgazione rimane il mio scopo primario di scrittura. Linguaggi criptici, ragionamenti arzigogolati, sguardi di compatimento , quasi schifati, non fanno per me. A volte mi chiedo se hanno interesse per i simili che li circondano o sono solo un mezzo per esprimere tutta la loro velleitaria pochezza. Meglio scordarli, magari con un po’ di bottarga e vermentino, invece di caviale e champagne!

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