L’abitudine era una brutta cosa, rifletteva al mattino, ti porta a fare le cose senza pensarci, senza soffermarsi sui gesti ed il loro significato. Sarà che lei lo aveva lì tutte le mattine, e lo utilizzava sempre, che tendeva a dimenticarsi alcune delle caratteristiche. Certo, ne capiva le qualità, si esaltava con lui ed aveva un legame particolare, fuori dai soliti schemi. Ma la ripetizione del rito, ogni mattina, faceva perdere un po’ del pathos necessario affinchè l’incontro fosse maggiormente esaltante. Parlando con un’amica, si rassicurava del fatto che anche per lei era la stessa cosa, la ripetizione meccanica degli stessi movimenti aveva come conseguenza l’abbassamento della tensione emotiva. Quella mattina si svegliò animata dalla voglia di cambiare e quindi scivolò dal letto veloce, contenta della scelta che aveva fatto nella sua mente. Decise di trattarlo in maniera diversa,forse la stanchezza derivava proprio dalla mancanza di fantasia: lo prese in mano e si rese conto di quanto fosse fragile e delicato. Lo accarezzò dolcemente e lo schiuse, osservandolo nella sua interezza. Ad altri sembrava banale questa passione, in molti ritenevano che non la meritasse ma per lei era così e non poteva farci niente. Voleva metterlo in bocca così, nudo e crudo, ma prevalse la voglia di aspettare: anzi,quella mattina era così eccitata che non voleva lasciarlo fermo e tranquillo, come di solito faceva, con lui immobile e fermo a lasciarsi condurre. Decise senza tornare indietro, che lo voleva strapazzare fino allo sfinimento, per poi goderne fino in fondo..dell’uovo strapazzato. Credits focus.it

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