E’ bella, sinuosa, invitante; dd una cena intima o ad un pranzo tra amici, vestita in mille maniere e dalle forme più varie. E’ la bottiglia di vino, così elegante nel suo complesso, figlia però di un padre dall’aspetto piuttosto rozzo: il fiasco toscano. Ben poco aggraziato con quella costituzione così robusta, le vesti rudi ed agresti, sproporzionato nelle forme, ma così famoso ovunque e simbolo certo del vino toscano nel mondo.Non sono ben chiare le origini dell’antenato della bottiglia, anche se lo ritroviamo in molte opere documentabili. In affreschi della metà del XIV secolo, appeso ad una corda perchè ancora privo di quello che, in colorito dialetto toscano, viene chiamato “culo del fiasco”. In un’opera di Sandro Botticelli del XV secolo, raffigurante due grandi fiaschi appoggiati ad un tronco di legno, questa volta provvisti anche della base. O ancora ne La nascita di Giovanni Battista di Domenico Ghirlandaio, dove un’ancella ne porta due, dalle piccole dimensioni, legati al polso.La prima documentazione di un recipiente molto simile ad esso risale al 1275, a San Gimignano, dove ad un certo Cheronimo fu dato il permesso di aprire una fornace per fabbricare vetro. All’inizio fu creato privo della sua base, ma, ben presto, l’esigenza di farlo stare in piedi portò all’aggiunta di un supporto realizzato con un’impagliatura. Alla difficoltà di trasporto di grandi quantità, invece, non fu mai trovato rimedio.L’importanza attribuita al fiasco è documentata, inoltre, da una serie di leggi poste a tutela della sua capacità e delle regole di produzione, come quella dell’obbligo di un bollo con l’emblema del Giglio di Firenze da dover applicare sul collo a garanzia della capacità stabilita dalla legge. E’ da questo momento, ovvero dalla metà del XVII secolo, che modifica il suo aspetto spogliandosi dell’impagliatura, sia sul collo, che su parte della spalla.
Con quel suo aspetto curioso e divertente è stato, per molto tempo, vessillo del vino, soprattutto rosso, e si è fatto trasportatore ufficiale del Chianti in Italia , prima, e nel mondo, poi.
E’ divenuto, spesso, protagonista di opere letterarie – come non ricordare l’amore di Don Abbondio per il suo inseparabile fiasco ne “I Promessi Sposi” -, attore nei maggiori set cinematografici ¬- fenomenale la scena di “Un Americano a Roma” dove Alberto Sordi dà il latte al gatto e beve vino “a boccia”da un fiasco –, o, ancora, inseparabile compagno di scena di Francesco Guccini.
Una vera star, insomma, che ci ha reso partecipi del suo successo e del suo declino. Negli ultimi anni, infatti, il numero di fiaschi che troviamo in giro è sempre più esiguo. La quasi totale scomparsa delle impagliatrici, il costo elevato della produzione ed il loro difficile trasporto, hanno visto diminuire, in maniera notevole, il loro utilizzo da parte di aziende vinicole.Oggi non resta che ammirarli, con la loro presenza imponente, sui tavoli di vecchie trattorie, fiero ricordo dei bei tempi che furono.Credits vetrutia.it
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