Per un gastronomo di razza, dovrebbe rappresentare l’antitesi della cucina interessante e saporita, per madri sull’orlo di una crisi di nervi, l’antidoto alla mancanza cronica di tempo e di idee per mettere a tavola figli affamati, per i vegetariani e vegani convinti, il diavolo da cui scappare ma, comunque la si guardi, la fettina di carne, ha condizionato la vita alimentare italiana dai tempi del boom economico, negli anni Sessanta. Prima cibarsi di carne era un lusso che ci si poteva concedere la domenica, nelle famiglie meno abbienti, poi la scoperta di poter disporre di soldi, di poter acquistare il frigorifero, la stampa militante che raccontava i benefici del cibarsi di proteine tutti i giorni, seguendo il modello alimentare americano, operò la trasformazione da popolo di pastai a quello di carnivori. Basti vedere oggi i giovani che già alle dieci del mattino iniziano a trangugiare panini con dentro polpette: ci fa capire quanto sia cambiato il gusto delle persone. Ma la fettina cosa è? Normalmente si parla di quella di manzo, ma allo stesso genere appartengono quella di vitello, di maiale o di pollo: tagliate sottili, hanno il merito di cuocere in padella in un attimo, magari senza impiego di grassi per chi deve rimanere a dieta. Certo che, a guardarla, la fettina non mette in moto meccanismi di appetibilità che può provocare, per esempio, la visione di una bistecca cotta alla brace, alta, al sangue. La fettina è spesso dura, risecchita, transita in bocca e nello stomaco senza lasciare ricordi gioiosi: sembra più che altro un dovere, quello di assumerla, più che un piacere. Le versioni più ricercate sono quelle impanate, poiché la frittura rende buono veramente tutto, ma basterebbe mettere in moto i rudimenti di tecnica di cucina che si insegnano alle scuole alberghiere per avere maggiore soddisfazione a tavola senza dover passare chissà quanto tempo in cucina. Rispolverando i vecchi manuali, tutta la serie di scaloppine di vitello, che uno studente doveva sapere a memoria, costituiscono la base sulla quale intervenire e creare connubi gastronomici divertenti. Aglio, prezzemolo e peperoncino, limone e basilico, acciughe e capperi, prezzemolo e cipollotti sono semplici suggerimenti per dare brio e vivacità ad na cucina quotidiana altrimenti ripetitiva e noiosaCreidts misya.info
I commenti sono chiusi